mercoledì 23 dicembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag.192)

Reilhan non distolse mai lo sguardo dall’arco dinanzi a lui, con il solo desiderio di rivedere al più presto il volto della sua amica. Era trascorsa circa un’ora da quando Xera aveva attraversato la barriera, ma ogni minuto d’attesa per lui divenne insopportabile. Elesya allora gli si accostò e prendendogli la mano, tentò di rasserenare l’animo del curatore. <<Dovresti avere più fiducia in lei!>> mormorò la fanciulla, sollevando lo sguardo al soffitto. <<Lo sai che mi fido ciecamente>> rispose Reilhan, perplesso, <<Né sei sicuro?>> replicò Elesya, <<Potrei metterci la mano sul fuoco. Perché dubiti di me?>> ribatté il curatore, <<Perché ogni volta che Xera deve affrontare una prova difficile, accorri subito in suo aiuto, pensando che lei non possa farcela da sola>>. Reilhan si allontanò dalla giovane maga di qualche passo, assorto nei suoi pensieri. Le parole dell’amica, infatti, non erano del tutto sbagliate, anche se difficili da digerire. <<Ti ha più volte dimostrato di non essere una ragazza debole, eppure non fai che mettere in pericolo la tua stessa vita per proteggere qualcuno già in grado di badare a se stesso. Non ti rendi conto che così facendo potresti morire?>> Elesya non sferzò il tono delle sue parole, poiché era da lungo che tempo che desiderava confessare i suoi pensieri. <<Oltretutto …>>, <<Oltretutto?>> ribatté Reilhan, <<Oltretutto non fai che impensierirla, comportandoti in questo modo. Fidati di lei, smetti di preoccuparti e aspetta pazientemente>>. Elesya si avvicinò di qualche passo alla colonna di destra e vi si appoggiò attendendo la sua amica con il sorriso sul volto. Persino il saggio sorrise sotto i baffi e dopo essersi schiarito la voce, si sedette su di una roccia piatta.

Reilhan invece diede le spalle al gruppo per qualche altro minuto, la sua mente non faceva che riproporgli eventi in cui il suo modo d’agire aveva precipitato la situazione. In cuor suo non vi era alcun dubbio circa le potenzialità di Xera, eppure non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei. Combatté così una dura lotta interiore per diversi minuti, fino a che non si arrese alle circostanze, aspettando l’amica in silenzio.
Trascorse un’altra lunga ora, ma di Xera nessuna traccia. Reilhan aveva iniziato a camminare avanti e dietro per il ristretto passaggio roccioso, memorizzando ogni singolo intarsio di quelle mura e più le guardava, più si sentiva soffocare. Infine, sul punto di esplodere, si voltò verso le colonne deciso a oltrepassarle anche a costo della vita. Il suo passo accelerò ma quando si trovò in prossimità della barriera, un bagliore lo bloccò. Sia il saggio, sia Elesya si strinsero intorno all’ingresso della caverna e finalmente una figura sfocata si materializzò dietro il velo magico. Una donna vestita di bianco e dai lunghi capelli andò loro in contro con le braccia strette al petto. 
Restarono impietriti dinanzi a quella scena e ancor di più quando la fanciulla oltrepassò la barriera con un piede. Nel momento in cui tuttavia, il suo corpo abbandonò la dimensione eterea, il suo aspetto mutò fino a ritornare al suo stato originale; dinanzi a loro era riapparsa Xera, che tra le braccia stringeva qualcosa. 

I suoi capelli, i suoi abiti e persino la sua spada, tutto era ritornato al suo posto, come se la precedente mutazione non fosse mai avvenuta. La fanciulla riaprì gli occhi e quando si ritrovò davanti ai suoi compagni, sorrise accasciandosi al suolo. Reilhan la afferrò poco prima che potesse farsi del male e spostandole qualche ciocca dal viso, si accertò che non fosse ferita. <<Xera>> le sussurrò, mentre con i suoi poteri tentò di scandagliare il suo stato di salute. <<Non hai bisogno di medicarla, il suo corpo è illeso. È soltanto la sua mente a essere stremata>> lo rassicurò il saggio. Nel momento in cui però, il ragazzo le sfiorò il viso, un ringhio lo fece trasalire. Solo in quell’istante comprese che l’amica non era sola. Tra le sue braccia, infatti, vi era un cucciolo peloso che lo fissava in tono di sfida. <<Che diamine!>> affermò stupito, tentando di sfiorare il piccolo essere. Questi tuttavia reagì con violenza e senza neanche pensarci, gli morse un dito. Reilhan ritrasse la mano dolorante poco prima che i piccoli denti andassero più in profondità e in preda alla rabbia, sollevò il cucciolo dalla collottola. <<Che cosa pensi di fare?>> lo rimproverò il ragazzo, <<Mah? Questo è un Hulfùr!>> esclamò sorpreso. L’animale si dimenò con tutte le sue forze, ma il suo corpo minuto non era in grado di contrastare la presa del ragazzo. Fu Xera a salvarlo riprendendolo tra le braccia. <<Hai una spiegazione logica per questa bestiaccia?>> la ammonì il curatore e Xera lo fulminò con lo sguardo. Si risollevò con l’aiuto di Reilhan e sporgendo l’animale con entrambe le mani, lo mostrò al resto del gruppo. 

Era un cucciolo di Hulfùr dal pelo rossiccio, mentre i suoi occhi erano azzurri come il cielo mattutino. Le sue dimensioni erano più grandi rispetto a un normale cucciolo e questo rese il piccolo essere ancora più misterioso. <<Vi presento Volk, il mio “Pillim”>> disse la ragazza con il sorriso sulle labbra. <<Il tuo "cosa"?>> domandò Elesya che avvicinatasi all’animale, ne rimase affascinata. Lo accarezzò quindi dolcemente sulla testa, sorprendendosi di quanto fosse affettuoso con lei. Quando però il curatore tentò di fare lo stesso movimento, di nuovo il cucciolo si dimostrò violento. <<Ma che …, questa bestiaccia è pericolosa, devi disfartene. Dallo a me e ne farò un buon brodo>> asserì tentando di afferrarlo. Xera tuttavia lo ritrasse appena in tempo <<Tieni giù le mani>> lo sgridò. Anche Murdar fu incuriosito dall’essere e nel momento in cui si avvicinò a esso, intravide qualcosa sulla pancia del cucciolo. Era una runa particolare che però aveva già visto in passato e proprio sulla spalla della ragazza che lo stava stringendo. <<Capisco!>> mormorò con un sorriso. <<Bambina, questo è davvero un dono prezioso, devi proteggerlo ma soprattutto addestrarlo>> le spiegò, <<Avrai capito che non si tratta di un semplice cucciolo di Hulfùr. Il suo potere crescerà di pari passo al tuo, cerca di guidarlo con saggezza>>. Murdar fece così le ultime raccomandazioni, prima di tornare sui suoi passi e condurre i tre ragazzi al di fuori della caverna. Oltrepassata infine l’entrata principale, finalmente poterono respirare la brezza marina. Xera si sentì di nuovo serena poiché sulla sua testa tornò a esserci il cielo e non delle mura anguste. Il piccolo essere fu, però il più sorpreso di tutti, essendo per lui la prima volta nel mondo esterno e quando Xera lo lasciò andare sulla sabbia, questi prese a correre da una parte all’altra della piccola spiaggia. Solo allora il Novizio poté riavvicinarsi all’amica <<Per quanto odi quella bestia, sono più tranquillo adesso>> le confessò, <<A che proposito?>> rispose lei, <<Saprò che non sarai sola, adesso che le nostre strade si divideranno>> aggiunse il ragazzo riprendendo il cammino. 

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