martedì 22 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 175)

L’uomo aveva il volto imperturbabile, quasi gli eventi appena accaduti non lo avessero scalfito. E fu proprio quell’insensata calma che intimorì ancor di più la guerriera.
Sebbene la distanza dai due fosse esigua, a causa dei toni pacati e della posizione poco favorevole, Xera riuscì ad ascoltare soltanto alcuni frammenti del loro discorso.
<<L’artefatto è qui … Temahine non è pronta … dobbiamo andarcene>>. Xera rabbrividì; come poteva un uomo tanto caro a Murdar, essere in combutta con quella megera? Questa era la domanda che si ripeté più volte nella mente, pur non trovandovi una risposta.
Ripensò così a tutte le occasioni in cui le loro strade si erano incrociate e a come nel giro di pochi minuti si fossero poi trovati in situazioni pericolose. Dal suo punto di vista non vi furono più dubbi: Kiem Gholja era un traditore e di lì a poco l’avrebbe fatta franca ancora una volta.
La guerriera allora, senza farsi notare, cercò Rhinvel con lo sguardo e il suo cuore sussultò, quando si accorse di averla a portata di mano. Benché il suo corpo fosse molto provato, sentì di dover intervenire al più presto, nella speranza di guadagnare del tempo e impedire così ai due di fuggire.
Diede perciò un’ultima occhiata alle due sagome, che continuavano a volgerle le spalle, per poi allungare la piccola mano che sfiorò a stento l’elsa ruvida. Più tentò di avvicinarsi alla spada e più il braccio le doleva, poiché indolenzito. Fino a che, allo stremo delle forze, concentrò le poche energie rimaste in quell’ultimo tentativo, che fu ripagato nel momento in cui afferrò l’impugnatura di Rhinvel.

<<Ahhh!>> urlò dolorante; la sua mano era stata schiacciata con forza a terra, mentre ancora stringeva l'elsa della sua lama. Xera alzò il capo e solo allora vide l’uomo dalla pelle scura, guardarla con freddezza. Gholja spostò il piede dall’arto della fanciulla e chinandosi su di lei, la sollevò per il bavero della camicetta <<Dovevi continuare a fingerti svenuta>> le sussurrò facendola tremare. Essere osservata da quell’uomo e persino ascoltarne la voce, provocò nella guerriera un profondo turbamento, al punto che tutto iniziò a divenire sfocato e dai contorni irregolari. Fu in quell’istante che il Segugio la schiaffeggiò. Xera non era neanche riuscita a coglierne il movimento, fu invece il dolore intenso alla guancia che la riportò bruscamente alla realtà. <<Sarebbe stato scortese abbandonarci proprio ora!>> infierì senza distogliere lo sguardo. Un sapore acre e pungente si fece subito strada nella sua bocca, ma per la guerriera fu un dettaglio di poco conto.
Quello sguardo quasi opprimente non volle saperne di abbandonarla, il cui potere era riuscito ad annichilirla proprio come Madame Taròt.
<<“Che stupida sono stata”>> rifletté, <<Che cosa pensavo di fare? Rei avevi ragione, sono una sciocca impulsiva>> farfugliò a causa del taglio sulla lingua.
<<A quanto pare non sei l’unica!>>. Una voce calda e familiare echeggiò nelle sue orecchie, seguita da un gran polverone dovuto a un attacco mal riuscito, schiantatosi contro le macerie. 
<<Reilhan!>> esclamò la fanciulla; i suoi occhi si riempirono di lacrime e dopo tanto, finalmente poté tirare un sospiro di sollievo.

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