venerdì 4 settembre 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 172)

Madame Taròt si guardò intorno alla ricerca di una via d’uscita; quella stanza era stata creata per la prova finale e soltanto Murdar ne conosceva tutti i segreti. Decise così di attendere con ansia l’arrivo dell’uomo che più detestava, poiché di lì a poco si sarebbe di certo fatto vivo. La donna diede le spalle alle vittime del suo folle progetto, per poi recarsi alla base della statua che le avrebbe consentito di avere un’ottima visuale per il migliore degli spettacoli. Quando tuttavia fece per muovere un passo, una mano le serrò la caviglia. <<Che diamine …!>> esclamò guardando in basso. Lo stupore s’impadronì subito del suo volto, sostituendo la soddisfazione albergata sino a un attimo prima. <<Come puoi essere ancora viva?>> si domandò, cercando di liberarsi dall’insistente presa, che pian piano si fece sempre più dolorosa. <<Mi dispiace per te, ma uccidermi non è così semplice>> rispose la fanciulla che alzato il capo, la fissò dritto negli occhi. Un brivido freddo percorse la schiena della donna, in particolare dopo aver ricordato con quanta facilità si era disfatta della fattura. In preda al panico, allora, prese ad armeggiare con le sue tasche, tirandone fuori un pupazzo consunto e dei resti di capelli. Per quanto però la donna cercasse di ricreare le condizioni precedenti, la sua magia non funzionò. <<Sono spiacente per te; i tuoi poteri qui non funzionano>> replicò la ragazza e con uno scatto fulmineo afferrò la seconda caviglia della Paramal, bloccando del tutto i suoi movimenti. 

Vani furono i tentativi di ribellarsi alla presa, poiché la forza della guerriera era qualcosa che andava al di là dell’umano. Un secondo movimento costrinse la donna ad accasciarsi a terra, gemendo dal dolore per la caduta. Xera si rialzò, sovrastando così la vecchia megera e con una freddezza atipica negli occhi, cercò con la mente la sua fidata elsa.
Rhinvel però era a qualche passo da lei, una distanza relativamente breve per una persona tanto motivata. La giovane leva si allontanò dal corpo della donna, camminando senza particolare premura, cosa che stupì non poco la Paramal, data la ritrovata libertà. Madame Taròt interpretò quindi quel gesto come un eccesso di spavalderia tipico dei giovani e decise perciò di approfittare della situazione propizia, per rifarsi su di lei. Nel momento in cui tuttavia fece per alzarsi, si accorse che c’era qualcos’altro a bloccarla a terra. La donna alzò lo sguardo e con terrore, scoprì due occhi feroci che la fissavano con disprezzo. Il ragazzo le bloccava le spalle al suolo e sebbene il suo viso sembrasse provato, la forza fisica non ne aveva risentito. <<Ti sei pugnalato dinanzi a me, perché sei ancora vivo?>>, lamentò la donna che non riuscendo a liberarsi, decise di ricorrere al più sleale degli inganni. <<Ti prego lasciami andare. Come puoi sopraffare una donna e per giunta molto in la con gli anni? Credi davvero che un curatore che si rispetti si abbasserebbe a tanto?>> infierì ricordando l’alto senso morale del Novizio.


<<Mi stai forse pregando?>> replicò Reilhan con freddezza e Madame Taròt rabbrividì. <<Sono pentita di tutto, concedetemi un’altra possibilità>> aggiunse vedendo, con la coda dell’occhio, l’approssimarsi della guerriera. <<Sono certa che i miei servigi vi torneranno utili, se vi interessa ancora scoprire la natura della runa sul col …>> ma la donna s'interruppe dopo essersi resa conto che la spada scarlatta era a un passo dalla sua gola. <<Taci!>> le ordinò la guerriera, poggiando la punta della lama contro la pelle avvizzita. Madame Taròt percepì il calore di Rhinvel farsi sempre più opprimente, ma da buona Paramal sapeva quali tasti toccare per manovrare le persone. <<Non ti macchieresti mai di una simile atrocità, sei ancora una ragazzina innocente. Inoltre la tua cara mammina ne soffrirebbe, se sapesse cosa sei diventata>>
Xera sbarrò gli occhi dallo stupore <<Come osi parlare di mia madre, proprio tu che fino a poco fa camminavi sui nostri corpi feriti>> rispose a tono la guerriera. <<Ho commesso molti errori nella mia vita, ma non sarete voi a giudicarmi. Pensate davvero che l’uomo che vi ha spronati a combattere sia del tutto innocente? Chiedetegli che fine ha fatto la mia gente … mia madre,mia sorella, nel momento in cui si sono rifiutate di obbedirgli>>. 
Xera era confusa ma allo stesso tempo non intendeva giustificare in alcun modo il feroce comportamento della donna. <<Che cosa centra adesso Murdar? Sei tu che hai infierito su di noi con l’intenzione di ucciderci; sei tu che ci hai portato all’esasperazione, rendendo la nostra competizione un vero incubo; e sei sempre tu che …>> ma la fanciulla non ebbe modo di continuare, perché la donna manifestò dei dolori laceranti all’addome. 

La ragazza allora si protese in avanti per accertarsi della veridicità della scena ma un movimento inaspettato della Paramal, la costrinse a indietreggiare a causa di una nuova ferita. Le unghie aguzze della megera, infatti, le consentirono di liberarsi sia di Xera, sia di Reilhan poiché, affilate come lame, graffiarono la pelle dei ragazzi con facilità. Madame Taròt si rialzò più in fretta che poté, sapendo che i danni causati ai due non li avrebbero fermati a lungo e ricordando la fune accanto alla statua, decise di tentare la scalata. Fece così qualche passo, ma un nuovo e lacerante dolore agli stinchi le fece perdere il controllo del suo corpo, provocandole una rovinosa caduta. La donna sollevò il capo a fatica, la testa le rimbombava a causa del brusco tonfo, mentre nella bocca iniziò a farsi strada un pungente sapore ferroso. Con disprezzo sputò via il sangue misto alla saliva che si era accumulato sul palato e subito si voltò per scoprire perché il suo avanzare si fosse concluso tanto velocemente. Per la terza volta il suo cuore sobbalzò quando scorse una fanciulla dai capelli corvini, impugnare la fidata staffa con entrambe le mani. Sul suo abito vi era ancora il segno della pugnalata ricevuta al petto e che per qualche strano motivo non le avevano causato alcun danno. <<Non è possibile!>> urlò la donna con tutta la forza di cui disponeva, <<Voi eravate morti … Io vi ODIO!>> gemette battendo i pugni sul terreno. La fanciulla allora si chinò accanto a lei e con un alito di voce, le sussurrò all'orecchio <<Mi sono presa la briga di tornare dal regno dei morti, solo per venirti a prendere>>.

2 commenti:

Dimmi cosa ne pensi