martedì 18 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 167)

Reilhan continuò a fissare la statua, ma non riuscì a intravedere alcuna ombra <<Sei certa di quel che dici? Forse la stanchezza ti ha giocato un brutto tiro>> mormorò alla giovane maga, per preservare il sonno ristoratore di Xera. <<Ne sono certa; sulla spalla della statua, qualcuno ci stava fissando>>. Il curatore allora non se lo fece ripetere due volte. Nella sua mente provò a ipotizzare chi potesse essere e fu in quel momento che le speranze ormai perdute di ritrovare l’antidoto, ripresero vita. Aggirò così la scultura d’ossidiana che raffigurava un essere metà uomo e metà Hipis, i cui tre occhi, a differenza delle altre incontrate in passato, erano tutti chiusi. Una volta alle spalle della scultura, prese a esaminarne la schiena che di nuovo non si rivelò essere il nascondiglio di qualcuno; fu il braccio destro invece ad attirare la sua attenzione. L’arto della statua, infatti, era rivolto verso l’alto con il palmo della mano appiattito, quasi a voler sostenere il peso di qualcosa che ai suoi occhi era invisibile. “Quale miglior posto per nascondere un tesoro” pensò il Novizio fra sé e sé. <<Ely!>> Reilhan informò la maga in merito alla strana postura della statua, senza tralasciare le sue ipotesi circa la presenza del tanto agognato antidoto, ma la fanciulla scosse il capo energicamente, nel momento in cui si palesarono le intenzioni dell’amico di scalare l’enorme scultura. <<Hai perso la ragione! Poco fa sei quasi morto; questa volta, se cadi, non ci sarà Xera ad aiutarti>> disse con un velo d’amarezza. 

<<Hai forse dimenticato che in questo posto la nostra magia non funziona?>> aggiunse colma di frustrazione. Il Novizio però parve non ascoltarla <<Quello che dici è giusto ma … devo comunque provarci>> rispose il ragazzo con gli occhi rivolti alla meta. <<Faresti di tutto per lei>> Elesya si meravigliò di aver pronunciato quel suo pensiero ad alta voce. Reilhan, allora, abbassò lo sguardo sull’amica per la prima volta da quando avevano iniziato a discutere <<Sai che farei lo stesso anche per te, se tu fossi al suo posto>> replicò serio. <<Davvero?>> lo provocò la fanciulla che smise di fissarlo dall’imbarazzo. Reilhan aveva poche certezze nella vita, due delle quali erano sempre state accanto a lui per quasi un intero anno. Il suo attaccamento alla guerriera tuttavia, era di natura diversa e forse soltanto in quell’istante si rese conto di quanto, quella sua preferenza, avesse inciso sul gruppo. Elesya però era una persona molto importante per lui, ecco perché non aveva indugiato un solo momento nelle sue affermazioni. Fu così quindi che con le mani strinse le spalle della giovane maga, costringendola a fissarlo negli occhi. <<Se ci fossi stata tu al posto di Xera, avrei scalato intere montagne pur di saperti in salvo. Non dubitare mai del posto che hai nel mio cuore>> asserì serio. Il viso tuttavia si fece subito gentile dinanzi alla commozione dell’amica che gli si buttò tra le braccia.

<<Che scenetta toccante!>> una voce femminile interruppe i due ragazzi che in fretta si voltarono.
<<Ho sempre pensato che il bamboccio avesse un debole per la rossa e ora invece scopro che persino la maga svampita non gli è indifferente>> affermò senza mostrarsi. 
<<Fatti avanti!>> la invitò il curatore <<la tua voce ti ha già smascherata>>. Una grassa risata si propagò per tutto il vulcano <<Se avessi voluto celare la mia presenza, avrei continuato a camuffare le mie parole>> la donna, allora, ripeté ad alta voce i nomi dei tre ragazzi, utilizzando però una tonalità di voce assai differente. Non vi erano dubbi sul fatto che corrispondesse a quella del loro ricattatore. <<Adesso basta! Vieni fuori Madame Taròt>> urlò la giovane maga al culmine della rabbia. Ancora un’altra risata schernì i loro sentimenti, poco prima che la Paramal decidesse di mostrarsi. Il suono delle conchiglie presenti sulle sue vesti, riecheggiò ad ogni passo, sebbene si trovasse talmente in alto da rendere difficile alle giovani leve, poterla osservare nella sua interezza. La donna, infatti, se ne stava in piedi sul palmo della statua, lì dove il curatore si sarebbe diretto, se Elesya non glielo avesse impedito. <<Siete solo tre sciocchi ragazzini; vi sarebbe bastato rispettare il patto e la vostra vita sarebbe stata salva. Invece no …>> la donna iniziò a digrignare i denti dalla rabbia, <<Ve ne siete infischiati e ora … sono stata costretta a intervenire. Per colpa vostra il mio signore è adirato>> in particolare l’ultima frase fu proferita a denti stretti. 

<<Perché tale accanimento nei nostri confronti? Addirittura trasportarci così lontano>> lamentò la giovane maga ancora incredula. <<Non sono stata io a condurvi qui, ho soltanto sfruttato l’occasione propizia>>. Reilhan non riuscì a comprendere i discorsi della donna, per cui decise di giocare d’astuzia. <<Ti faccio i miei complimenti allora, non è da tutti riuscire a imbrogliare il grande Murdar>>. La donna sorrise compiaciuta <<Imbrogliare dici? Perché avrei dovuto, giacché proprio lui mi ha gentilmente aiutata>>. Reilhan si fece scuro in volto, mentre la giovane maga sbiancò. <<Non penserai sul serio che qualcuno qui creda alle tue parole? Murdar non avrebbe mai preso parte a un simile piano>> protestò il Novizio, adirato dalla confessione della Paramal. <<Ne sei davvero certo? Chi altri, se non lui, ha il potere di trasportare tre persone da un punto all’altro dell’isola! Come ben sai, ogni cosa su Horsia è controllata da quell’uomo, non posso perciò che ringraziarlo dell’aiuto>>. Reilhan sbarrò gli occhi dallo stupore. Le leggi dell’isola impedivano a chiunque l’utilizzo di un certo tipo di magia senza l’approvazione del saggio, a causa della presenza della barriera. Questa, infatti, fu istituita per proteggere l’isola da visite esterne e di contro per impedire, a coloro che vi risiedevano, di abbandonarla senza una giusta motivazione. Per questo motivo la magia del trasporto era stata vincolata, affinché solo lo stesso Murdar potesse utilizzarla in favore di qualcuno. Le parole della Paramal perciò erano vere e nel suo cuore, Reilhan, non poté che iniziare a dubitare della lealtà del saggio.

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