venerdì 28 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 170)

Madame Taròt scoppiò in una fragorosa risata, dinanzi al corpo inerme della giovane maga e ne gioì ancor di più, quando incrociò il volto affranto del curatore; fu in quel preciso istante che decise di rendere quel momento più significativo. <<Sai qual è il bello di queste dolci bamboline?>> lo schernì, mentre con le mani accarezzava il feticcio quasi fosse il più prezioso dei tesori. Reilhan però non rispose, il dolore gli impediva di parlare. <<Ti ho rivolto una domanda?>> s’indispettì la donna, ma nuovamente il curatore parve non ascoltarla. <<Sta molto attento ragazzo, adesso t’insegnerò qualcosa che nelle accademie è considerata “magia proibita”>>. La donna si schiarì la voce e subito dopo innalzò il feticcio affinché anche il Novizio potesse osservarlo. <<Quando l’anima di una persona subisce il vincolo con uno di questi divertenti giocattolini, ogni danno inferto al feticcio colpirà anche il malcapitato. Dovresti essere in grado di capire perciò, che se la bambolina dovesse, come dire, “scivolarmi” dalle mani …>>, Reilhan sollevò il capo fissando con orrore il feticcio nelle grinfie della donna, che per tutta risposta allungò il braccio affinché l’oggetto fosse più vicino al bordo della statua. << … La tua ottusa amica non avrebbe scampo>>, <<Non farlo … te ne prego>> la implorò Reilhan. Le sue mani tremavano notevolmente e la presa si fece man mano più instabile. 

<<Mi stai forse pregando? Ah! Come se a me importasse qualcosa dei vostri desideri>> puntualizzò esponendo il feticcio sempre di più. <<Te ne prego non portarmela via! Farò tutto ciò che vuoi>>, disse infine il ragazzo. Madame Taròt sorrise compiaciuta, assaporando minuto dopo minuto il dolce suono della vittoria. Il suo ego tuttavia non era ancora stato appagato, per cui decise di rendere quel giorno davvero memorabile. Da una parte era riuscita ad adempiere alla sua vendetta personale, che le avrebbe permesso allo stesso tempo di recuperare quanto il suo Signore desiderava; dall’altra, si sarebbe presa l’agognata rivincita nei confronti di colui che tanto detestava. <<Bene, bene, bene>> gongolò la megera, <<Allora inizia subito a obbedire ai miei ordini. Torna in basso, il luogo che più ti s'addice, e raggiungi la mia marionetta!>> asserì pur non allontanando il feticcio dal bordo. Reilhan, suo malgrado, fece come gli era stato ordinato e pian piano arrivò da ciò che rimaneva del suo amato gruppo. Il capo sbilenco della guerriera ricadeva pesante sulla spalla sinistra, marcando ancor di più il suo stato incosciente, sebbene fosse in piedi dinanzi a Elesya. Quando Reilhan raggiunse la superficie rocciosa, la donna scoppiò di nuovo a ridere e per prendersi gioco del ragazzo, incominciò a muovere il corpo di Xera costringendola a una malinconica danza. <<Brava, mia piccola marionetta, continua a ballare per me!>> la incitò la donna, mente gli arti della fanciulla non facevano che ciondolare da una parte all’altra. 

martedì 25 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 169)

La mente di Reilhan fu travolta da mille pensieri e ognuno cozzava con l’altro. “Murdar ci ha tradito?”, “Ha davvero aiutato questa donna?”, “Il saggio non potrebbe mai invischiarsi in simili piani”, “Se Murdar ci ha venduti, come faremo?”, “Le devo proteggere a ogni costo!”. Da una parte il suo mondo parve sgretolarsi in mille pezzi, dall’altra il curatore si sforzava di restare lucido, essendo il capo gruppo. Con la coda dell’occhio volle accertarsi delle condizioni di Xera che, ancora priva di sensi, non diede alcuna speranza al Novizio, ma se c’era una cosa su cui poteva contare, era sull’imprevedibilità di quella ragazza. Si ritrovò così a sperare che si svegliasse da un momento all’altro, urlando contro tutti quelli che si erano lasciati abbindolare dalla vecchia megera. Sorrise sommessamente, prima di tornare con i piedi per terra. Al suo fianco vi era anche Elesya, la cui salute tuttavia sembrava vacillare. Aveva, infatti, una caviglia slogata e, proprio come lui, era impossibilitata nell’uso delle arti magiche. Sebbene la fanciulla fosse molto cambiata dal loro approdo su Horsia, senza magia e ostacolata nei movimenti, sarebbe stata soltanto d’impiccio. Giunse così a una conclusione, forse la più ovvia: l’unico che poteva risolvere la situazione era solo lui, ma in che modo? Senza darlo a vedere si guardò attorno alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo, quando la voce di Elesya giunse al suo orecchio al pari di un flebile suono, <<Se noi non possiamo utilizzare i nostri poteri, forse anche lei sarà del tutto indifesa>> ipotizzò la fanciulla. 

Reilhan fu sorpreso di non averci pensato per primo e fu ben lieto, rimangiandosi quanto aveva pensato in precedenza, di avere accanto la giovane maga. <<Non ci resta che scoprirlo, allora>> rispose. <<In che modo intendi farlo?>> domandò Elesya temendo il peggio, <<Semplice, mi basterà comportarmi come quella Testa Calda addormentata>>, <<Temevo lo dicessi!>> sbuffò la giovane leva rimanendo in disparte. Il Novizio aggirò la statua e una volta alle spalle, prese a scalarla ignorando le minacce della donna circa possibili ritorsioni nei confronti delle sue compagne, che per buona parte della scalata parvero soltanto parole al vento, poiché sebbene fosse giunto a metà strada, Madame Taròt non aveva ancora mosso un muscolo. In altre circostanze si sarebbe insospettito, ma essendo quello l’unico piano che era riuscito a escogitare, preferì ignorare la ragione per affidarsi al caso. Solo quando giunse in prossimità della testa, incominciò a dubitare delle sue azioni. La donna, infatti, se ne era rimasta in silenzio per tutto il resto dell'arrampicata, fissando il Novizio con gli occhi ridotti a fessura. Dal suo volto rugoso traspariva rabbia, fino a che, di punto in bianco, un ampio ghigno rabbrividì il curatore. Madame Taròt estrasse uno strano pupazzo consunto dalla sua schiena e sollevandolo affinché Reilhan lo osservasse per bene, indicò un sottile filo scarlatto avvolto attorno al collo del feticcio. Il ragazzo non ci mise molto a cogliere il messaggio, tanto che subito dopo si precipitò con lo sguardo in direzione delle amiche. 

venerdì 21 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 168)

Madame Taròt fissò il viso contrito del Novizio e ne gioì. Per lei era una magra consolazione poter ripagare i suoi avversari con la medesima moneta. Per un istante tuttavia, non poté non ripensare a quanto fosse cambiata nel corso degli anni e a quanto risentimento covasse nei confronti di un unico uomo. Era proprio quella, infatti, la motivazione che l’aveva spinta a prendere parte a un simile piano. Da come le era stato spiegato in principio, il suo compito sarebbe stato marginale, “Avvicina i tre ragazzi” le dissero e così fece, tutto pur di giungere a quell’agognata ricompensa. E ora, a distanza di un anno, si ritrovava a dover combattere in prima persona, giacché ogni suo piano era miseramente fallito. Questa volta però non era la ricompensa a muovere le sue intenzioni. Nel corso del tempo, infatti, la donna aveva sviluppato un morboso attaccamento verso chi, nell’ombra, le dava ordini; per questo motivo avrebbe fatto di tutto pur di rimanergli accanto. Per decenni la Paramal aveva vissuto una vita solitaria, poiché tutta la sua gente era stata scacciata da Horsia, ecco perché quando un uomo bussò alla sua porta, le parve insolito e bizzarro. La ammaliò sin da subito e in men che non si dica, si ritrovò invischiata dei suoi misteriosi progetti, primo tra tutti: annientare la credibilità di chi l’aveva ridotta in miseria. 

La fortuna tuttavia, le era stata avversa e tutte le sue azioni avevano portato esiti non desiderati, fino a che lo stesso Signore non era stato costretto a intervenire personalmente. Non più una missiva era giunta alla sua porta o comunicazioni segrete che la informassero sul da farsi e Madame Taròt si era ritrovata di nuovo sola. La sua infatuazione le dava una certa vergogna, non era più una ragazzina ormai, eppure la sola idea di non rivedere il volto di quell’uomo non poteva proprio accettarlo; perciò, a dispetto dei piani, decise di intervenire in prima persona. 
Era stato un gioco da ragazzi introdursi nella dimora del saggio, servendosi delle bambole maledette vincolate ai tre ragazzi. In particolare la bambola della guerriera, che le permise di controllare il corpo della fanciulla, per breve tempo, affinché “dimenticasse” di chiudere la porta della sua stanza. Infine le era bastato spingerla nella stanza del Novizio, lì dove poi avrebbe tenuto occupato il resto del gruppo. L’aver udito della prova finale, inoltre, le diede la migliore delle occasioni per portare a termine il suo folle progetto. Si sarebbe impadronita dell’artefatto e di per sé le sarebbe dovuto bastare, ma i tre ragazzi le avevano portato via la fiducia del suo amato Signore e per questo anche loro avrebbero perso tutto, a cominciare dai loro poteri. 

martedì 18 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 167)

Reilhan continuò a fissare la statua, ma non riuscì a intravedere alcuna ombra <<Sei certa di quel che dici? Forse la stanchezza ti ha giocato un brutto tiro>> mormorò alla giovane maga, per preservare il sonno ristoratore di Xera. <<Ne sono certa; sulla spalla della statua, qualcuno ci stava fissando>>. Il curatore allora non se lo fece ripetere due volte. Nella sua mente provò a ipotizzare chi potesse essere e fu in quel momento che le speranze ormai perdute di ritrovare l’antidoto, ripresero vita. Aggirò così la scultura d’ossidiana che raffigurava un essere metà uomo e metà Hipis, i cui tre occhi, a differenza delle altre incontrate in passato, erano tutti chiusi. Una volta alle spalle della scultura, prese a esaminarne la schiena che di nuovo non si rivelò essere il nascondiglio di qualcuno; fu il braccio destro invece ad attirare la sua attenzione. L’arto della statua, infatti, era rivolto verso l’alto con il palmo della mano appiattito, quasi a voler sostenere il peso di qualcosa che ai suoi occhi era invisibile. “Quale miglior posto per nascondere un tesoro” pensò il Novizio fra sé e sé. <<Ely!>> Reilhan informò la maga in merito alla strana postura della statua, senza tralasciare le sue ipotesi circa la presenza del tanto agognato antidoto, ma la fanciulla scosse il capo energicamente, nel momento in cui si palesarono le intenzioni dell’amico di scalare l’enorme scultura. <<Hai perso la ragione! Poco fa sei quasi morto; questa volta, se cadi, non ci sarà Xera ad aiutarti>> disse con un velo d’amarezza. 

<<Hai forse dimenticato che in questo posto la nostra magia non funziona?>> aggiunse colma di frustrazione. Il Novizio però parve non ascoltarla <<Quello che dici è giusto ma … devo comunque provarci>> rispose il ragazzo con gli occhi rivolti alla meta. <<Faresti di tutto per lei>> Elesya si meravigliò di aver pronunciato quel suo pensiero ad alta voce. Reilhan, allora, abbassò lo sguardo sull’amica per la prima volta da quando avevano iniziato a discutere <<Sai che farei lo stesso anche per te, se tu fossi al suo posto>> replicò serio. <<Davvero?>> lo provocò la fanciulla che smise di fissarlo dall’imbarazzo. Reilhan aveva poche certezze nella vita, due delle quali erano sempre state accanto a lui per quasi un intero anno. Il suo attaccamento alla guerriera tuttavia, era di natura diversa e forse soltanto in quell’istante si rese conto di quanto, quella sua preferenza, avesse inciso sul gruppo. Elesya però era una persona molto importante per lui, ecco perché non aveva indugiato un solo momento nelle sue affermazioni. Fu così quindi che con le mani strinse le spalle della giovane maga, costringendola a fissarlo negli occhi. <<Se ci fossi stata tu al posto di Xera, avrei scalato intere montagne pur di saperti in salvo. Non dubitare mai del posto che hai nel mio cuore>> asserì serio. Il viso tuttavia si fece subito gentile dinanzi alla commozione dell’amica che gli si buttò tra le braccia.

martedì 11 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 166)

Xera alzò gli occhi al cielo e subito cadde in ginocchio sullo spesso strato di terreno che li proteggeva dalla lava sottostante. Le pareti di roccia scura convergevano tutte verso l’alto, superando persino un’enigmatica barriera luminosa, generata da potenti rune. Queste ultime erano state incise sulle mura del vulcano, per impedire alla lava di abbandonare Svaltur. Oltre la barriera, il cielo del mattino; quasi una beffa per i poveri malcapitati, costretti a fissare un’uscita impraticabile. La guerriera si asciugò la fronte madida di sudore con la manica della camicia, mentre con l’altra continuò a stringere la ferita nella speranza che il sangue, alla fine, smettesse di defluire.
Elesya si rialzò servendosi della fida staffa che ne sostenne il peso del corpo; con la caduta si era slogata una caviglia e per lei restare in piedi divenne molto doloroso. Con lo sguardo, allora, cercò Reilhan che da qualche minuto si era allontanato per perlustrare la zona.
Il curatore percorse l'intero perimetro della circonferenza, ipotizzando che, a differenza della loro precedente visita, si trovassero oltre il soffitto di rocce luminose. Era uno spazio caldo e opprimente, benché il soffitto non esistesse. Sfruttando una parete gremita di sporgenze, attribuite a un antico getto di magma solidificato, Reilhan provò a raggiungere la vetta, <<Sta attento!>> urlò la guerriera non troppo distante da lui, ma il Novizio la ignorò, ancora risentito per l’impulsività delle sue azioni. Reilhan giunse così in prossimità della cima: a separarlo dal terreno, circa tre metri d’altezza. 

Spostò quindi una mano sull’ultima sporgenza visibile dalla sua angolazione, con il viso appiccicato alla parete vulcanica, ne percepì il calore che iniziò a farlo sudare. Quando la presa fu abbastanza stabile, una breccia gli consentì di sollevarsi con la gamba sinistra, fino quasi a sfiorare la barriera magica con il capo. Reilhan poté osservare soltanto una delle numerose rune incise attorno al perimetro della vetta e subito ne dedusse che non si trattava di una comune iscrizione magica. <<Rei …?>> Elesya domandò speranzosa se quella fosse una fattura alla loro portata, ma la complessità della runa, lo lasciò senza speranza alcuna. Spinto allora dalla curiosità, distaccò la mano dalla sporgenza e facendo leva col busto, sfiorò l’incisione con le dita. Non accadde nulla ma il cuore fece un brusco balzo in petto, per poi martellargli la cassa toracica con violenza. La mano prese a tremare e all’improvviso si rese conto di quanto in alto si fosse arrampicato. Guardò giù e le gambe si fecero molli, <<Tieni la testa ben in alto>> suggerì la guerriera, dopo aver notato degli strani movimenti dell’amico. Reilhan non se lo fece ripetere due volte, ma essendo arrivato tanto in alto, sarebbe stato sciocco non studiare anche la barriera magica. Chiuse gli occhi e ritrovò la calma e la concentrazione, infine con la mano libera sfiorò lo scudo sulla sua testa. Una luce abbagliante gli fece ritrarre l’arto per proteggersi il viso; le rune divennero rosse e illuminate dalla stessa magia della barriera, interagirono con le pareti del vulcano. 

martedì 4 agosto 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 165)

Quando il polverone discese sul pavimento e la visuale tornò chiara e nitida, Xera si ritrovò dinanzi a una scena straziante. Sul parapetto della statua vi erano gli artefatti mentre Reilhan, con volto visibilmente stanco, faceva fatica a reggersi in piedi. <<Giuro che questa volta sono davvero furiosa>> disse in preda alla rabbia. Si avvicinò alle due leve con il pugno ancora serrato, ma che riaprì per assestare uno schiaffo in pieno viso del compagno. <<Come avete potuto!>> lamentò indignata alla vista del Novizio accasciato a terra senza più energie. <<Tu non capisci; dovevo fare qualcosa …>> ma Xera non volle sentir ragioni. <<La magia è una parte di te, dovevi lottare affinché nessuno te la portasse via>> sostenne la guerriera con gli occhi lucidi, quando con la coda dell’occhio, il baluginare di alcune lettere sulla parete, attirò la sua attenzione. “Quella è la formula” pensò tra se e se, “Forse sono ancora in tempo”. Reilhan però riuscì a intercettarne le intenzioni e rialzatosi a fatica, si frappose tra l’amica e la statua. <<Spostati!>> gli intimò ma il curatore non volle saperne. <<Non posso consentirlo, mi dispiace. Ci sono in gioco cose molto più importanti di una spada>>, fu in quell'istante che lo sguardo di Xera si fece gelido. <<Che cosa credi? Non è della spada che io mi sto preoccupando!>>, Reilhan ne fu colpito, <<Non posso permettere che i miei amici rinuncino a tanto per me, oltretutto …>> ci fu un momento di silenzio. <<Oltretutto?>> la rimbeccò il curatore e dopo un lungo sospiro Xera si decise a confessare. 

<<Non dovrete più preoccuparvi per me, da oggi io …>> Elesya però non permise all’amica di continuare poiché, in tono allarmato, invitò il curatore a girarsi in fretta. <<Rei, la formula sta svanendo, sbrigati!>>. Il Novizio si voltò di scatto, ignorando le parole della guerriera e senza badare a lei posò le mani sulla fredda pietra. La frase era costituita da sole cinque parole ma pronunciarle fu per lui la sensazione più dolorosa mai provata. Giunse subito alla quarta, poco prima che questa si dissolvesse ma nell'istante in cui fece per pronunciarla, un’esplosione lo sbalzò indietro. Si rialzò stranamente risposato, come se tutta la fatica gli fosse stata sottratta, tuttavia fu presto sostituita da un terrore incontenibile. Sapeva, infatti, cosa potesse essere successo. Si ripulì gli occhi dai detriti di polvere generati dall’esplosione, permettendogli di avere una chiara visione dell’accaduto. Xera era accanto ai resti della statua, stringendo tra le mani i preziosi artefatti. Indossò il piccolo anello e depose nella cintola la preziosa spada scarlatta, infine girò il capo alla ricerca di Elesya che, ancora tramortita dal brusco impatto, se ne stava seduta a terra con gli occhi serrati. Xera le lanciò Vheles e l’amica la afferrò senza problemi. <<Che cosa hai fatto!>> le disse in risposta al suo gesto, ma la guerriera distolse subito lo sguardo fissando il baluginare che spariva sotto i suoi occhi. Reilhan si rialzò più in fretta che poté scavando senza sosta tra i detriti, sebbene fosse consapevole del fatto che la formula ormai fosse inutilizzabile.