martedì 17 marzo 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 137)

<<Non sarà semplice raggiungere Lodo, la coltre di nebbia è troppo fitta>> affermò Dereth scrutando la barriera opaca dinanzi a lui. <<Gli argini delle paludi sono a tratti sommersi, se cadessimo in una delle pozze ... sarebbe la fine>> aggiunse stringendo le palpebre. Reilhan non distolse lo sguardo dalla mappa e in cuor suo sperò che, di lì a poco, un sentiero si sarebbe materializzato ai margini della macchia scura, tuttavia non accadde. <<Non esistono altre strade, la pergamena non mente>> commentò suo malgrado. Elesya si separò dal resto del gruppo, l’aria ristagnate e carica di umidità la ricondusse indietro nel tempo, allorquando da bambina era solita accompagnare suo padre durante le ripetute spedizioni alle paludi di Payanir. La giovane maga si chinò sulle ginocchia e con la mano accarezzò il terreno fangoso assaporando la sensazione di freddo e sporco che impregnò la sua pelle. Non avrebbe mai creduto che un ambiente a lei caro, si sarebbe rivelato così pericoloso. <<Queste acque puzzano>> mormorò Vheles affinché solo Elesya potesse ascoltare. <<Sono paludi, che ti aspettavi?>> rispose la ragazza accigliandosi, per lei dopotutto non era poi tanto male quell'odore. <<Puzzano di morte!>> esclamò la staffa facendo trasalire la giovane maga. 

<<Non bagnarti per nessun motivo, potrei non essere in grado di proteggerti>> proferì prima di tornare in silenzio. <<So badare a me stessa!>> ribatté Elesya ma Vheles la ignorò. 
<<Se interagissimo con il vento, potremmo sbarazzarci della barriera>> spiegò lo spadaccino, <<è in questo modo che Samasya ci ha permesso di raggiungere la dimora di Lodo>>. Reilhan prese ad armeggiare con il pizzetto, i suoi pensieri erano sempre più confusi. Sebbene fosse il Novizio e di conseguenza colui che aveva il compito di prendere le decisioni, non era in grado di venirne a capo. Fu Elesya allora che prese la parola. <<Mio padre utilizzava una lampada speciale, alimentata da un gas che a contatto con l’aria emetteva luce bianca. Quel tipo d’illuminazione non si rifletteva sulle gocce d’acqua della nebbia e gli permetteva di muoversi senza il rischio di cadere>>, <<Una di quelle lampade è nella tua bisaccia?>> ironizzò lo spadaccino. <<No, naturalmente; ho pensato tuttavia che forse Rei potrebbe …>> ma non poté finire la frase poiché il curatore la anticipò infiammando il Maglio. <<Pensi che questo vada bene?>> disse sollevando l’arma come fosse una torcia. Quando le fiamme avvolsero il metallo, l’aria attorno al Novizio si fece più calda creando una sorta di breccia nel muro di nebbia. <<Ma certo, il calore!>> esclamò Xera che sino a quel momento era restata in disparte. 

<<Il calore è la chiave>> aggiunse <<Lasciate che me ne occupi io>> asserì infine divincolandosi dalla presa di Dereth. <<Non se ne parla!>> il tono perentorio di Reilhan la impietrì. <<Pensi forse che i tuoi compagni non siano in grado di far nulla senza il tuo aiuto?>> Xera rimase in silenzio con lo sguardo fisso sul Novizio, <<Non intendevo …>> mormorò rammaricata <<Ci hai già aiutato molto durante il viaggio, se dovessi sforzarti ancora potresti compromettere l’esito della missione>>. Sia Dereth sia Elesya furono d’accordo con le parole del curatore e a Xera non restò altro da fare che affidarsi a loro. <<Prima di inoltrarci nelle paludi, vorrei chiedere a Ely se fosse possibile assicurarci gli uni agli altri per mezzo delle sue catene. Il rischio di perderci è troppo alto>> suggerì Reilhan e subito la giovane maga materializzò una lunga serie di anelli dorati che s’intrecciarono alle cintole dei suoi amici.
Si disposero così in fila indiana con il Novizio in testa, Dereth al centro (con il compito di trasportare la guerriera) ed Elesya in coda a difesa dell’amica ferita. Reilhan impugnò il Maglio e lentamente iniziò a muoversi. Il calore prodotto dalle sue fiamme gli permise di far breccia nella nebbia, ma solo il tempo necessario ad attraversare brevi tratti prima che il vapore riconquistasse il terreno ceduto. Gli argini sui quali si stavano spostando però erano cedevoli e molto scivolosi, per cui proseguire con Xera sulle spalle si rivelò impossibile per Dereth. <<Non temere, adesso sono in grado di camminare>> lo rassicurò la guerriera, tuttavia in equilibrio precario. Lo spadaccino la strinse a sé cingendole i fianchi <<Non allontanarti per nessuna ragione>> le bisbigliò continuando ad avanzare. Reilhan non poté fare a meno di arrabbiarsi, vedere l’amica tra le braccia di Dereth era insopportabile. Così, senza rendersene conto, fece un passo falso e perse l’equilibrio. Nessuno poté soccorrerlo, perché troppo distanti e per il Novizio cadere nella palude retrostante fu inevitabile.

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