venerdì 27 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 133)

Elesya riaprì gli occhi pian piano, affinché potessero abituarsi in fretta a quel baluginare color malva. La luce sembrava provenire dalla staffa, adagiata al suo fianco sul pavimento. Rialzò la testa e iniziò a cercare con lo sguardo i suoi amici, scoprendo con rammarico di essere sola con la persona che più disprezzava. <<Dove sono Rei e Xera?>> domandò reggendosi il capo. <<Finalmente! Hai dormito per molto tempo e mi stavo preoccupando!>> esclamò lo spadaccino avvicinandosi a lei. La giovane maga fu sorpresa per l’insolito comportamento del ragazzo, al punto da incominciare a farfugliare nel momento in cui Dereth le prese la mano. <<No … cioè mi sento meglio adesso … e quindi … davvero eri preoccupato?>> riuscì infine a chiedere con non poca difficoltà. L’espressione dello spadaccino tuttavia mutò e in pochi istanti il suo volto si fece serio. <<No, mi sembra ovvio! La mia unica preoccupazione era di dover restare qui ancora a lungo>> rispose dopo aver scansato la mano della ragazza con sdegno. Il ragazzo si rialzò e fissandola dall'alto in basso, aggiunse <<Adesso rialzati, hai riposato abbastanza. Se dovessi ascoltare il tuo russare un minuto di più, potrei trafiggerti una seconda volta>>. Elesya corrugò la fronte e la collera prese il sopravvento. 

Subito allungò la mano sulla staffa e indirizzandola verso Dereth, evocò le catene che lo legarono da capo a piedi. Il ragazzo però non perse la calma <<Di nuovo questi ninnoli, ci hai già provato>> asserì muovendo le spalle nel tentativo di liberarsi, ma Elesya lo anticipò. Sollevò ancora la staffa e la batté a terra due volte. Le catene si separarono dall'artefatto e infine generarono dei fulmini dalla luce oscura. Il ragazzo urlò dal dolore ma il suo orgoglio gli impedì di piegarsi. Facendo ricorso alla sola forza fisica, spezzò gli anelli metallici in un lampo. Poi, tornato in piedi, sguainò il suo fioretto deciso a vendicarsi. <<Mi hai fatto davvero infuriare. Senza i tuoi amici a proteggerti, non puoi nulla>> affermò fiondandosi su di lei. Elesya, stupita per la facilità con cui Dereth si era liberato, indietreggiò di qualche passo evitando a stento la scoccata fatale. Un taglio netto sul braccio iniziò a sanguinare, ma la maga era troppo terrorizzata per avvertirne il dolore. <<Che ti prende, usa i tuoi poteri e sottometti quest’essere insulso>> la redarguì Nephes invadendo i suoi pensieri. 
<<Non fai più la spavalda adesso?>> Dereth l’aveva messa con le spalle al muro e certo della vittoria, smise di attaccarla. 

martedì 24 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 132)

Reilhan percorse la stretta fessura tra una caverna e l’altra, facendo attenzione a non spegnere la candida fiamma. Sebbene non producesse molta luce, gli servì a non perdere l’equilibrio a causa delle crepe presenti sulla superficie rocciosa. Giunto infine in prossimità dell’antro adiacente, evocò il nome della guerriera a gran voce, sperando che alla fine qualcuno gli rispondesse. Quando però vide che i suoi tentativi si rivelarono inutili, pensò di spingersi ancora più in la domandandosi tuttavia, come mai l’amica fosse stata sbalzata così lontano. <<Non mi meraviglierei se, grazie al suo pessimo senso dell’orientamento, si fosse persa!>> pensò ad alta voce. Fu in quel momento che un suono attirò la sua attenzione. Non era il solito eco che lo aveva accompagnato ad ogni passo, né tanto meno il rumore del vento che si faceva largo tra le rocce. Reilhan chiuse gli occhi e senza muovere un muscolo, prese ad ascoltare in silenzio. Più passava il tempo e più quel suono s’intensificava, perché pur non rendendosene conto, il curatore aveva iniziato a muoversi nella medesima direzione. Nel momento in cui comprese che il rumore non era altro che il respiro affannoso di una persona, il Novizio riaprì gli occhi scorgendo, grazie alla fiamma, la presenza di qualcuno. I lunghi capelli a tratti canuti e a tratti scuri erano sparsi sul terreno, mescolandosi con il fango presente che li aveva imbrattati. 

Poiché quella che ipotizzò essere una fanciulla se ne stava di schiena, Reilhan si presentò per non coglierla alla sprovvista, <<Ciao, io sono Reilhan. Non voglio spaventarti ma solo sapere se sei ferita>> le disse quasi bisbigliando. Il respiro si spezzò di colpo e il silenzio calò. La risposta giunse dopo alcuni minuti, <<Vattene!>> gli intimò la ragazza facendo sussultare il cuore del Novizio. La sua voce, infatti, l’avrebbe riconosciuta persino nel mezzo di una folla assordante. <<Xera!>> esclamò facendo qualche passo verso di lei. <<Non ti muovere!>> urlò la ragazza. <<Che ti prende sai per quanto tempo ti ho cercato? Si può sapere perché ti sei allontanata?>> le domandò alzando la fiammella. Un'espressione di terrore si manifestò sul suo volto quando la guerriera girò il capo. Il suo viso roseo era pallido e con profonde occhiaie, sintomo di forte sofferenza. I suoi occhi invece erano sempre gli stessi, ma il verde brillante si stava man mano spegnendo. I capelli scarlatti che durante una battaglia erano stati recisi, si erano misteriosamente allungati cambiando per giunta di colore e furono proprio quelle ciocche bianche a far rabbrividire il ragazzo. Reilhan portò una mano al petto, sul quale la vecchia cicatrice aveva iniziato a pulsare. <<Xera … tu lo puoi controllare>> riuscì soltanto a proferire pur con scarsa convinzione. <<Non ci riesco … il veleno annebbia i miei pensieri. Vattene, ti prego>> mormorò la guerriera respirando a fatica. 

venerdì 20 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 131)

Una goccia d’acqua s’infranse sul volto del Novizio. Era l’ennesima di una lunga serie proveniente da una fessura nella roccia. Non sapeva per quanto tempo avesse dormito ma dall’umidità della pelle, capì che erano passate diverse ore. L’ambiente intorno a lui era buio e ristagnante e benché la posizione supina gli impedisse di avere una buona visuale, ebbe la sensazione di non essere solo. Colto da un’improvvisa illuminazione, i suoi pensieri ripercorsero gli eventi che lo avevano condotto in quel luogo oscuro, mentre con la mano tentò di farsi largo nel fango alla ricerca di qualcosa. Il braccio cessò di muoversi soltanto quando si scontrò contro qualcosa di morbido, una gamba presumibilmente. Trascinandosi a fatica, Reilhan si portò più vicino all’ostacolo e lo prese a esaminare al meglio delle sue possibilità. Risalì con delicatezza il ginocchio, la coscia e infine raggiunse la cintola attorno alla vita ma del fodero o della spada non vi era alcuna traccia, così il suo cuore sussultò. Facendo forza sulle braccia staccò il viso dalla terra, benché la testa sembrasse più pesante di un macigno, per poi sollevarsi sulle ginocchia e ritrovarsi a quattro zampe. Una conquista per qualcuno con il corpo dolorante. Solo nel momento in cui il suo equilibrio glielo consentì, distaccò la mano dal suolo per portarla dietro la schiena. La delusione però ebbe la meglio, poiché scoprì che il fido Maglio non c’era. <<Maledizione! Deve essersi staccato con la caduta>> ipotizzò tastando i lacci di pelle. 

Reilhan si sedette poggiando la schiena contro la roccia umida che lo rabbrividì al punto da svegliarlo del tutto. Fu allora che una fitta lancinante al capo rischiò di fargli perdere i sensi. Quando sfiorò la ferita, qualcosa di caldo e dalla forte connotazione ferrosa imbrattò le sue dita: era sangue. Chiuse gli occhi, sebbene la differenza fosse inesistente tra il tenerli aperti o chiusi e concentrò il suo potere nella mano destra. In principio avvertì un forte calore, poi una luce biancastra suggellò la fine della cura. Aveva ben altre ferite sul suo corpo, ma pensò di centellinare il suo potere non conoscendo le condizioni dei suoi compagni. I suoi occhi si spalancarono nel momento in cui la parola "amici" gli balenò in mente. Si mosse con foga, alla ricerca dei loro corpi, poiché si era imbattuto solo in quello che ipotizzò essere di Elesya. Fu in quel momento che ebbe un’idea. Per primo si sollevò sulle ginocchia, poi congiunse i palmi come in una sorta di preghiera e infine concentrò una parte dei suoi poteri donando loro una forma ben specifica. Quando riaprì i palmi, una fiamma candida si materializzò illuminando la caverna. Ebbe così la certezza che Elesya si trovasse accanto a lui e benché il suo corpo fosse cosparso di piccole ferite superficiali, non sembrava in pericolo di vita ma soltanto svenuta. Spostò allora la fiamma che danzava viva sul suo palmo e illuminò la zona opposta, scorgendo un groviglio di lunghi capelli corvini immersi nel fango. 

martedì 17 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 130)

Reilhan si rialzò in fretta e di nuovo fu al capezzale della guerriera svenuta <<Sembra sotto l’effetto di un veleno>> commentò osservando i sintomi. <<Gli aculei dei Landak … non c’è altra spiegazione>> aggiunse lo spadaccino. <<Rei non puoi far nulla?>> domandò Elesya preoccupata ma il curatore scosse il capo <<Non credo, hai visto come ha reagito prima? Deve essere un tipo di veleno che altera la natura della magia tramutandola nel suo esatto opposto. Se dovessi intervenire, potrei farle del male!>> affermò a capo chino. Reilhan strinse i pugni fino a che le nocche non divennero bianche e a Dereth non sfuggì, ma subito la sua attenzione ricadde ancora una volta sulla guerriera che si era risvegliata. Nessuno osò muovere un muscolo, poiché incapaci di comprendere quale sarebbe stata la reazione della giovane leva. Quando Xera riaprì gli occhi, il suo viso apparve perplesso <<Perché state lì a fissarmi con quelle facce?>> li rimbrottò e tutti poterono finalmente rilassarsi. <<Sei svenuta, non lo ricordi?>> asserì Reilhan, <<L’ultima cosa che ho visto è la rissa di due ragazzini che se le davano di santa ragione, dopo di che il nulla>> li provocò rialzandosi. Un capogiro tuttavia la convinse a desistere, <<Riposati, del resto non serve a nessuno una guerriera che non si regge in piedi>> disse Dereth allontanandosi dal trio per poi accomodarsi accanto al tronco di un albero vicino. 

Sia Reilhan sia Dereth decisero di non ricorrere alla magia per curare le ferite riportate durante la lotta, a dimostrazione del fatto che il loro discorso non si era ancora concluso. <<Siete due stupidi>> li ammonì Xera, <<Se ci dovessero attaccare, sareste già malconci e quindi alla mercé dei nostri avversari>> tenne a precisare ma entrambi non cambiarono idea. <<Non ti preoccupare, ci vuole ben altro che qualche pugno per abbattermi>> si giustificò il Novizio dandosi una sonora pacca sul petto che lo fece sussultare. <<Come ho già detto sei proprio uno sciocco>>. La guerriera riposò fino a che i due soli non tramontarono, sebbene le fronde degli alberi impedissero ai ragazzi di scrutare il cielo. Dereth accese il fuoco mentre Elesya dispose le provviste su di una coperta affinché tutti potessero mangiare. Con lo stomaco pieno tornò persino il buon umore. <<Sarà meglio riprendere il cammino, non vi è molta differenza tra giorno e notte in questo posto>> suggerì Xera che apparentemente sembrava essersi ripresa. Anche i suoi compagni furono d’accordo, l’idea di abbandonare quei boschi al più presto allettava tutti. Ognuno si munì di torcia che, tenuta ben alta, servì a illuminare la strada e al contempo a intimidire le bestie che si nascondevano tra i cespugli. Reilhan non perse mai di vista la mappa facendo attenzione a non intraprendere la strada sbagliata, poiché quei boschi avevano la facoltà di confondere i sensi e alterare le percezioni. 

venerdì 13 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 129)

Mentre Reilhan si occupò di medicare le ferite, Xera spense le fiamme che Rhinvel aveva appiccato. Trascorse circa un’ora e alla fine dell’operazione la guerriera si ritrovò con gli abiti nero pece. Dereth si accostò a lei osservandola attentamente <<Cosa c’è?>> lamentò la guerriera, <<Niente in particolare, ripensavo a quanto ho assistito poco fa>>. Lo spadaccino incrociò le braccia e aggrottò le sopracciglia, <<Non dovresti usare quella spada se non riesci a controllarla a dovere>>. Xera ne fu sorpresa <<Non capisco di …>> ma Dereth la interruppe << È stato un colpo di fortuna non è vero? Non sapevi quale sarebbe stata l’entità dell’attacco prima di utilizzare la lama>> lo spadaccino insistette lanciandole sguardi accusatori ma Xera negò decisa. <<Se mi stai accusando di qualcosa, sii più chiaro. Bada bene però, a non confondere il sospetto con l’invidia>> lo provocò, fu allora che intervenne il Novizio. <<Restiamo calmi, l’attacco ci ha reso nervosi, tuttavia la nostra priorità in questo momento è quella di ritrovare la strada, se non ve ne foste accorti … ci siamo persi>>. Dereth si allontanò dalla guerriera senza rivolgerle la parola e Xera fu ben lieta di condividere il medesimo sentimento. <<Quello stupido … come osa. Non metterei mai in pericolo i miei amici>> borbottò furente, <<Non ti conosce, tutto qua …>> Reilhan sembrava pensieroso e la guerriera se ne accorse. <<Che hai? Non è da te lasciare un discorso in sospeso>> obiettò la ragazza e Reilhan si lasciò sfuggire un sospiro. 

<<Constatavo che a volte sei stata avventata … la tua indole, in alcune occasioni, prende il sopravvento Testa Calda>> spiegò tentando di rendere l’atmosfera meno pesante, ma Xera non fu dello stesso avviso. <<Non crederai a quello che ha detto. Come puoi pensare …>> la guerriera s’interruppe e Reilhan le sfiorò la spalla per tranquillizzarla. <<Non ci provare!>> lo ammonì visibilmente scossa, inducendo il Novizio a desistere. <<Non volevo accusarti, dico solo che in passato sei stata avventata, è forse una menzogna?>> la rimbrottò <<Ti siamo grati per averci difeso; se non fosse stato per te, con ogni probabilità ora saremmo cibo per Maki>> la ringraziò ma invano. Xera si girò su stessa, ignorando sia il curatore sia lo spadaccino. Soltanto Elesya riuscì davvero a consolarla. <<Grazie amica mia>> le sussurrò stringendo il suo braccio e strappandole un sorriso. Fu allora che una leggera fitta le attraversò la spalla, proprio nel punto in cui era stata ferita dalla spina di Landak. <<Tutto bene?>> domandò la giovane maga scorgendo una smorfia di dolore sul volto di Xera, <<Sì, non ti preoccupare>> preferì mentire, poiché la sola idea di dover chiedere consiglio al curatore la irritava. Il gruppo finalmente riprese la marcia, ma occorse loro circa mezza giornata per orientarsi nei boschi. <<Dobbiamo procedere sempre dritto verso Nord-Ovest e dalla posizione dei due soli sono sicuro che la strada sia quella lì>> affermò Dereth indicando un punto indefinito tra gli alberi. 

martedì 10 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 128)

Il gruppo proseguì inoltrandosi sempre più nei boschi, fin quando non fu necessario l’ausilio di una torcia per illuminare il cammino. <<Le paludi non sono lontane ma questi boschi sono intricati, orientarsi è molto difficile>> mormorò Dereth sollevando il ceppo infuocato. <<Sarà meglio non separarci, soprattutto tu Xera>> la punzecchiò Reilhan meritandosi un pugno ben assestato sulla spalla. <<La prossima volta colpirò più in basso!>> lo minacciò la guerriera, <<Non vedo l’ora>> ribatté il curatore massaggiandosi tuttavia la parte lesa. Un ramo di discrete dimensioni all’improvviso si spezzò, candendo pesantemente in direzione dei due giovani. Colti alla sprovvista, Reilhan allungò il braccio tirando a sé l’amica e al contempo si protese per farle da scudo umano. Dereth però fu più veloce e sferzando l’aria con assoluta precisione, recise il ramo a metà. Nessuno fu ferito, a parte l’orgoglio del Novizio. <<Cercate di fare attenzione, questa non è una passeggiata di piacere>> li ammonì lo spadaccino rinfoderando il fioretto. <<Ti ringrazio>> asserì Xera distaccandosi dal curatore che per tutta risposta strinse la presa ancora di più. <<Che ti prende Rei?>> domandò la guerriera perplessa, ma presto si rese conto che gli occhi del Novizio erano rivolti altrove. Stava scrutando, infatti, un punto indefinito tra le fronde, quando il suo viso si rabbuiò. <<C’è qualcuno su quell'albero!>> esclamò sfoderando il Maglio. 

Tutti presero possesso delle loro armi, scandagliando la fitta boscaglia alla ricerca dell’aggressore. Non poterono proseguire a lungo tuttavia, perché una pioggia di rami spezzati incominciò a cadergli addosso. Elesya sollevò Vheles e pronunciata la formula in lingua antica, evocò una gabbia di lame affilate che ne sminuzzò una parte. Dereth ne fu sorpreso <<Ti avevo sottovalutato Maga>> le disse spalleggiandola. Con rapidi movimenti distrusse quel che restava delle fronde cadute, scongiurando infine il pericolo. Reilhan e Xera non smisero di fissare il cielo e la prima a parlare fu proprio la guerriera. <<Guardate! È un branco di Maki, dobbiamo muoverci in fretta!>> urlò. Il gruppo iniziò a correre senza curarsi della strada, avendo come unico interesse quello di seminare il branco. Dopo diversi minuti però la situazione non era cambiata, poiché le bestie sfruttando la loro agilità nello spostarsi tra gli alberi, li raggiunsero facilmente. <<Che cosa facciamo?>> domandò Elesya respirando a fatica, <<Cerchiamo un riparo!>> suggerì Dereth mentre osservava l’ambiente circostante. Un altro attacco dall’alto sopraggiunse repentino e costrinse i quattro ragazzi a spostarsi ancora una volta ma Elesya era stanca e così complice una radice sopraelevata, inciampò cadendo sulle ginocchia. La distrazione della giovane maga rallentò la fuga del gruppo che, per soccorrerla, si trovò proprio sotto l’ennesima pioggia di rami. 

venerdì 6 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 127)

Al contrario del giorno prima, il cammino fu accompagnato dall'afa cocente dei due soli, che rese la sabbia calda e asfissiante. Ogni singolo passo divenne un supplizio e in particolare per Elesya, sebbene si fosse irrobustita durante la permanenza su Horsia. <<Non ce la faccio più!>> mormorò esausta. Dereth, che camminava alle spalle del trio, si accostò a lei <<A breve dovremmo raggiungere i boschi che circondano le paludi, arrivati lì rimpiangerai questo deserto>>. Elesya rabbrividì <<Che cosa intendi?>> ma Dereth fu vago e non soddisfò la sua curiosità. Anche Xera li raggiunse offrendo il suo supporto all'amica. <<Appoggiati a me; il deserto non continuerà a lungo, secondo la mappa di Reilhan>>. Elesya sorrise poi le cinse il braccio e riprese il cammino. Fu allora che notò quanto la pelle della fanciulla emanasse calore, così bisbigliando le domandò come facesse a tollerare il deserto, se il suo stesso corpo era di per se rovente. <<Non saprei, pensavo che Madame Taròt avesse scoperto qualcosa, ma per come è finita non credo si interesserà più a noi>> spiegò sconfortata. <<Non ne sarei tanto sicura>> l’artefatto intervenne bruscamente ma in seguito non disse altro. La situazione andò man mano peggiorando, soprattutto quando il primo sole toccò lo zenit, <<Non credo di poter proseguire oltre, fermiamoci qualche minuto>> li pregò la giovane maga, Reilhan tuttavia dissentì <<Non è sicuro accamparci in un luogo così esposto. Anche se dalla notte scorsa non abbiamo subito alcun attacco, i pericoli sono in agguato. Inoltre non ti gioverebbe in alcun modo sedere su della sabbia calda senza neanche un po’ d’ombra a ripararti. Resisti Elesya, siamo quasi arrivati>>. 

La giovane maga s’intristì, benché reputasse le motivazioni del curatore più che valide, il suo corpo portava ancora i segni del rito affrontato. <<Ti sosterrò sulle mie spalle Ely, forza sali>> Xera s’inginocchiò affinché la sua amica potesse aggrapparsi con facilità. <<Che cosa credi di fare principessa, vuoi forse sminuire il tuo Novizio? Che figura ci farebbe se qualcuno dovesse assistere alla scena?>> ironizzò Dereth. Reilhan si fece largo spingendolo, <<Non ho bisogno del tuo sarcasmo in questo momento>> lo ammonì. In pochi minuti il gruppo riprese la marcia, Dereth e Xera camminavano davanti mentre il Novizio li seguiva trasportando la giovane maga. Elesya sentì il suo cuore battere all'impazzata, essere vicina a Reilhan la emozionava, benché le attenzioni del ragazzo fossero rivolte altrove. I suoi occhi, infatti, erano fissi sulla coppia dinanzi a loro. <<Dovremmo poter scorgere le cime degli alberi a breve>> sostenne Dereth controllando la mappa ma Xera diffidò e volle osservarla personalmente. <<Inutile per te affannarsi tanto>> la provocò lo spadaccino, <<Da quel che ho capito, leggere le mappe non è proprio il tuo forte>>. Xera lo guardò torvo ma preferì ignorarlo continuando a studiare la mappa, <<Perdonatemi principessa, non volevo offendervi>> asserì accarezzando una ciocca dei suoi capelli scarlatti ma Xera gli bloccò il polso, impedendo così a Reilhan di intervenire. 

martedì 3 febbraio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 126)

La notte trascorse in fretta ma nessuno riuscì più a dormire dopo l’attacco a sorpresa subito. Sfiancanti dall’attesa del nuovo giorno, decisero di raccogliere maggiori informazioni sul luogo in cui si stavano recando. <<Sono curiosa di scoprire come mai questo posto sia tanto temuto>> mormorò Xera. Sebbene il suo avversario fosse avvolto dal mistero, non vedeva l’ora di poterlo affrontare. <<Principessa non vorrai dirmi che non hai mai sentito parlare del “Signore delle paludi”>>, rispose Dereth scuotendo il capo, <<Il vostro Novizio lascia proprio a desiderare>> aggiunse irritando Reilhan ma prima che il curatore potesse lamentarsene, lo spadaccino riprese a parlare. <<Com’è facilmente intuibile dal nome, quella zona di Horsia è disseminata da una fitta rete di paludi, al cui centro vi è la dimora di Lodo. Fin qui sembra una passeggiata. Molti, infatti, sottovalutando quelle acque, si sono addentrati incuranti nei suoi territori senza tuttavia essere in grado né di raggiungere Lodo, né di tornare indietro>>. Xera corrugò la fronte, <<Perché? Le acque sono avvelenate?>> domandò strappando a Dereth un sorriso ironico. <<Affatto! Quelle paludi sono di per se terribili, non hanno bisogno di alcun veleno>> spiegò incuriosendo il trio.

<<Per quale motivo si son persi allora? È forse un labirinto?>> commentò Elesya, <<Non ho mai detto questo, nessuno di loro ha perso “la strada” … bensì il lume della ragione!>>. Il silenzio calò tra le leve, fino a che Reilhan non prese la parola <<Per cui il pericolo maggiore non è Lodo, ma le acque delle paludi. Ci basterà evitarle facendo attenzione!>> esclamò ma Dereth dissentì. <<Non vi sono sentieri che conducono direttamente alla dimora del sovrano, ma sottili strati di terra fangosa che separano le innumerevoli pozze d’acqua e melma. Non è possibile evitarle se non volando!>>. Elesya iniziò a riflettere, <<In effetti ci sarebbe un modo>> asserì attirando l’attenzione di tutti. <<Sono davvero curioso, sei in grado di farci levitare?>> la prese in giro il ragazzo. <<Dovresti smetterla di sminuire le mie amiche>> intervenne Reilhan bruscamente, <<Avresti molto da imparare se, di tanto in tanto, ti mordessi la lingua!>>. Dereth finse di cucirsi la bocca ed emulando una sorta di riverenza, invitò la maga a continuare. <<Grazie Rei. Dicevo, quando con i miei genitori ci recavamo nelle paludi, mio padre indossava sempre dei calzari, che lui stesso aveva ideato, per muoversi sul fango senza il timore di scivolare>> ricordò. <<E tu hai un paio di quei calzari nella bisaccia?>> insistette Dereth, ma lo sguardo severo di Reilhan lo ammutolì ancora una volta. <<No, ma so come costruirli. Non occorrono materiali particolari, solo del legno flessibile che non si spezzi facilmente … Sono certa che nei dintorni delle paludi ci sia proprio ciò di cui avremo bisogno>>.