martedì 28 ottobre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 104)

Reilhan diede una rapida occhiata al giardino ma non riuscì a scorgere nessuno, sebbene la melodia continuasse a pervadere quel luogo. Xera era ancora addormentata mentre Elesya, poco distante da lui, si preoccupava di rassicurare la bambina. <<Chi pensi possa essere?>> domandò la ragazza bisbigliando ma Reilhan non rispose subito. <<Temo altre guardie. Non avrebbe senso sorvegliare un solo ingresso del giardino>> disse alcuni minuti più tardi. Il Novizio pose un dito sulle labbra e consigliò all’amica di restare in silenzio, poi lentamente ripresero a camminare puntando verso l’uscita. L’ingresso divenne sempre più nitido, al punto che era possibile persino scorgere la dimora del saggio. Nel momento in cui però, si ritrovarono a pochi passi dalla meta, la melodia si fece più incalzante. E non solo. L’intensità con la quale era eseguita si fece man mano più forte, fino a quando i due ragazzi non furono costretti a pararsi le orecchie. Xera si destò quasi subito. Senza perdere tempo iniziò a frugare nella bisaccia e smise soltanto dopo aver afferrato i tappi di cera già utilizzati in passato. Con le orecchie al sicuro, fu in grado di aiutare i suoi compagni che adottarono la stessa tattica della guerriera. Al contrario delle tre leve, la bambina non aveva subito alcun danno, suscitando non poche preoccupazioni da parte del Novizio.

<<State tutti bene?>> domandò Xera <<Sì! Quella musica mi ha distrutto i timpani>> rispose Reilhan massaggiandosi le orecchie. <<Che maleducati!>> una voce fuori campo li fece trasalire.
<<Era una melodia così bella!>> aggiunse una seconda voce. Due ragazzi si fecero largo tra la fitta vegetazione del giardino. Erano più giovani, a differenza delle guardie incontrate in precedenza. Sarebbero potute essere delle giovani leve, se avessero preso parte alla competizione. Gli abiti stravaganti indussero il Novizio a pensare che i due ragazzi provenissero da terre lontane, il che lo rese ancora più guardingo. La prima guardia era molto alta, tant’è che per passare tra i rami si era piegato più volte. Indossava un completo dai colori sgargianti con un cappello sul capo, adornato da una lunga piuma azzurra. Tra le mani imbracciava una specie di liuto di legno e argento, che per tutto il tempo non aveva smesso di suonare. Era alto a tal punto da non riuscire a indossare  i suoi pantaloni. Non a caso si fermavano sui polpacci, lasciando intravedere una larga porzione di caviglia che smontava l’eleganza della tenuta. Il suo viso era lungo e caratterizzato da una folta barbetta scura che gli nascondeva i tratti somatici quasi fosse una benda. Anche gli occhi erano protetti da un'appariscente paio di occhiali scuri, che in un ambiente così tetro avrebbero reso arduo qualsiasi spostamento. 

La seconda guardia al contrario, era molto più bassa. Indossava un completo dai colori vivaci simile a quello del compagno, ma senza capello. La folta capigliatura, infatti, non permetteva l’utilizzo di simili accessori. Ciò che incuriosì Elesya invece, fu come i suoi capelli andassero a fondersi con la barba, che circondava tutto il viso come la cornice di un quadro. A differenza dell’amico, la seconda guardia stringeva a sé uno strumento che le tre leve non avevano mai visto. Sebbene avesse l’aspetto di un liuto, al posto delle corde vantava una serie di tasti bianchi e neri simili a quelli di un piano. <<Era proprio una bella melodia>> ripeté il ragazzo più alto <<Lo hai già detto Leha!>> lo incalzò l’amico <<Sei sicuro Satyr? Perché era proprio una bella melodia>>. Satyr sbuffò alzando gli occhi al cielo e ignorando il compagno, si rivolse alle tre leve <<Non credo che passeggiare per il giardino sia stata una grande idea>>, <<In verità non era una …>> fece la giovane maga ma fu presto interrotta. <<No, no, no. I vostri volti mi suggeriscono che siete delle persone intelligenti … almeno la maggior parte di voi>> disse osservando Xera <<Per questo mi rifiuto di pensare che pur sapendo del veto, abbiate comunque deciso di raggiungere la dimora del vecchio Murdar>>. 

<<Sono venuti per ascoltare la nostra musica>> intervenne Leha preso dall’entusiasmo. << È così, vero fratello?>> aggiunse. <<Dovresti chiederlo a loro, mi credi forse una Paramal?>> ribatté Satyr contrariato, <<Sei una Paramal e non mi hai detto nulla? Come hai potuto nasconderlo per tutto questo tempo!>> borbottò la guardia lagnandosi. <<Non sono una Paramal. Che cosa stai farneticando Leha. Non vedi che sono un ragazzo?>> lamentò sbuffando. Mentre i due fratelli erano impegnati in una serie di discorsi senza senso, il trio decise di proseguire approfittando della loro distrazione. <<Però era proprio una bella melodia>> insistette Leha voltandosi << E a quanto pare il nostro pubblico vuole ascoltarla una seconda volta>>. Muovendo sinuosamente le dita, pizzicò le corde una dopo l’altra accrescendo la velocità in maniera graduale. I tappi di cera divennero pian piano insufficienti e di nuovo le tre leve furono investite dal suono che li immobilizzò. <<Si fratello, è davvero una bella melodia>>.

Quando Leha smise di suonare, i ragazzi poterono liberare finalmente le orecchie. Xera avvertì un forte ronzio per alcuni minuti che le fece perdere il senso dell’orientamento, sebbene l’uscita fosse proprio dinnanzi a loro. <<Chi siete?>> riuscì solo a domandare accasciandosi al suolo. <<Siamo due umili Bardi che per arrotondare prestano servizio come guardie del corpo>> rispose Leha, irritando suo fratello <<Perché devi sempre spifferare tutto al primo che incontri?>> lamentò Satyr, << È maleducazione non rispondere alle domande di una fanciulla>> si giustificò il ragazzo <<Ma che stai dicendo? È una nostra nemica!>> continuò la guardia che alla fine si arrese dinanzi alla caparbietà del fratello. <<Dicevamo mia cara? Ah si giusto! Che la melodia era proprio bella>>.  Satyr si portò una mano al viso in segno di resa e borbottando, andò a sedersi sotto le fronde di un piccolo salice. <<Mi dispiace gentili donzelle, non mi è permesso lasciarvi passare. Il mio padrone sa essere molto spiacevole con chi disobbedisce ai suoi ordini!>> spiegò Leha rabbrividendo. Anche il ragazzo si sedette sul prato e fissando la guerriera a lungo, iniziò ad annusare l’aria. 

<<Mmh! Biscotti alla cannella, pasticcio d’erbe aromatiche e … ma si certo, pollo arrosto!>> decantò ad alta voce. I tre ragazzi restarono a lungo perplessi, almeno sino a quando Leha non indicò la bisaccia di Xera. <<Non mangio da un’ora. Saresti così gentile da dividere il tuo cibo con me?>> domandò lui con l’acquolina alla bocca. Per quanto la la guerriera trovasse quella situazione surreale, preferì assecondarlo temendo che al contrario, avrebbe ricominciato a suonare. Leha spazzolò tutto il pasto in pochi minuti lasciando le leve senza parole. <<Mai porgere del cibo a mio fratello, sarebbe invece più conveniente regalargli un abito>>, <<Sono costernato, non era mia intenzione mangiarlo tutto. Quanto vi devo?>>. Leha portò le mani alla tasca e ne tirò fuori un borsellino verde particolarmente sottile. Nel momento in cui lo aprì, infatti, rivelò lo scarso contenuto che custodiva: un bottone e due vecchie caramelle ormai fuse l’una con l’altra. <<Oh che buone!>> esclamò divorando anche quelle. <<Perché ti offri sempre di pagare, se non hai un soldo? Ricordi che siamo finiti su quest’isola proprio per saldare i tuoi debiti?>> spiegò Satyr alterato. 

<<Non importa!>> intervenne Xera <<Non ci deve niente>> aggiunse sorridendo. <<Che ti dicevo fratello? Sono proprio dei bravi ragazzi>> asserì la guardia battendo le mani con vigore. <<Chiunque ti regali del cibo per te è una brava persona>> affermò invece Satyr sbadigliando. <<So che il vostro lavoro è di custodire l’ingresso del giardino, ma noi dobbiamo davvero raggiungere il saggio>> cercò di spiegare Xera <<Questa bambina si è persa, ma sostiene di aver visto sua nonna in quella casa>>. I due fratelli ascoltarono in silenzio, poi Leha incrociò le braccia e chiuse gli occhi, come se stesse riflettendo intensamente. Alcuni secondi dopo iniziò a russare. Reilhan non poté credere a quanto aveva visto, <<Si è addormentato!>> disse sconvolto, <<Non ci badate! Mio fratello non è abituato a pensare e quando si sforza, crolla esausto>> asserì Satyr. Rialzatosi, raggiunse il gruppo. <<Se questa bambina è la nipote di un membro del Concilio, credo non ci siano problemi nel farvi passare. Tuttavia saremo noi a scortarvi>> propose la guardia e il trio non osò rifiutare. <<Svegliati Leha! Dobbiamo accompagnare i tuoi nuovi amici dentro la capanna, non c’è tempo per dormire!>> urlò il ragazzo e presto la guardia più alta si destò di colpo. 

<<C’è un banchetto nella capanna?>> domandò dopo essersi alzato e aver sovrastato tutti <<No Leha, nessuno ha parlato di banchetti. Lo stavi solo sognando!>> rispose Satyr, <<Che peccato!>> mormorò Leha.
Il ragazzo più basso imbracciò il suo strano strumento musicale e digitando alcune note, liberò il trio dalla magia del fratello. Di nuovo in grado di muoversi, s’incamminarono verso l’uscita, ma Leha li fermò. <<Aspettate!>> disse. Subito dopo afferrò il liuto e suonando alcuni accordi, fece vibrare le foglie degli alberi. Nel momento in cui queste toccarono il prato morbido, rivelarono l’illusione. L’ingresso dinanzi a loro svanì, lasciando invece intravedere una pericolosa apertura che se imboccata avrebbe condotto a morte certa. Dall’altro lato, infatti, vi era un profondo burrone che terminava su delle scogliere aguzze. Elesya sudò freddo e per poco le sue gambe non cedettero. <<È sempre meglio avere un piano B>> sottolineò Satyr, mostrando loro la vera uscita.  

Giunti infine dinanzi alla dimora del saggio, Reilhan sospirò sentendosi al sicuro. <<Non abbassare la guardia>> lo ammonì Leha, <<I membri del Concilio sanno essere molto sgradevoli>> asserì massaggiandosi i polsi, sui quali Xera riuscì a scorgere alcune cicatrici. Satyr busso due volte al consunto uscio, poi dopo una piccola pausa, altre due volte. Infine una serie di tre colpi permise alla porta di aprirsi. <<Un codice!>> esclamò il Novizio. Leha sorrise compiaciuto e scostando gli occhiali scuri aggiunse <<Com’è solito dire mio fratello: “Non si è mai abbastanza previdenti!”>>.

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