martedì 30 settembre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 98)

La Paramal aveva un largo sorriso stampato sul volto ma nessuno comprese cosa le desse tanta soddisfazione. Con fare esperto, soffiò sulle mani congiunte e immediatamente delle carte si materializzarono; infine con un gesto che all'apparenza sembrò essere casuale, le fece ricadere sul tavolo. Già in passato avevano assistito alla magia della donna e per loro non fu una sorpresa. Le carte si disposero nuovamente in cerchio e allo stesso modo anche il teschio, custodito in precedenza dalla giovane maga, le raggiunse. Quattro carte iniziarono a muoversi e quasi fluttuando, raggiunsero l'artefatto ormai disposto al centro del tavolo. Nel momento in cui Madame Taròt le scoprì, comparvero degli scheletri con una falce in mano e delle catene al collo, che avvolsero le loro stesse costrizioni attorno alla testa ossuta. A differenza del passato le catene furono ricacciate, cosicché i teschi dovettero sfoderare la nefasta lama che stringevano nell’altra mano. <<Lo supponevo!>> affermò la donna aggrottando le sopracciglia. 

<<Ci potrebbe spiegare?>> mormorò Elesya con voce così flebile che a stento si riuscì a percepire. <<Mia cara, quest’oggetto ha un sigillo talmente potente da ricacciare la mia magia, ma non sarei una vera Paramal se gettassi subito la spugna>> e ignorando la ragazza, iniziò a muovere le dita come fosse un burattinaio. Gli scheletri sollevarono la falce e circondato l’artefatto, vi si scagliarono senza esitare. Le quattro lame si conficcarono nelle ossa ma l’impatto che ne derivò, ridusse le guardie non morte in polvere. La donna non mostrò stupore o dispiacere al contrario dei tre ragazzi che ancora perplessi, rimasero in silenzio. A differenza degli scheletri, le falci restarono ben conficcate nella testa e per Elesya fu inevitabile ripensare al sogno che da tempo tormentava le sue notti. Si massaggiò allora la base del collo senza pensarci e la Paramal non poté non notarlo. <<Bambina, ti senti bene?>> le domandò osservando il pallore del suo volto. <<Sì, Madame!>> si limitò a rispondere ricacciando la mano tra le gambe. <<Non direi>> rispose invece la donna fissandola intensamente. Subito schioccò le dita e tre carte si disposero di fronte ai ragazzi. 

La prima a voltarsi fu quella che rappresentava Xera. Una giovane donna vestita con abiti sontuosi e un appariscente cappello si materializzò. Al suo fianco vi era anche un leone grande quanto lei e pronto ad attaccarla. Quando il leone però provò a morderla, la donna afferrò le sue fauci e con naturalezza le spalancò bloccandole. <<La forza!>> spiegò Madame Taròt ma Xera non poté fare a meno di fissare quella scena tanto particolare. << È la rappresentazione della forza bruta, dell’impulsività che prende il sopravvento sull’intelletto>> aggiunse e Reilhan si ritrovò ad annuire sottolineando come quella carta fosse rappresentativa. Fu Xera questa volta a fulminarlo con lo sguardo per poi tornare a contemplare la fanciulla. <<Questa carta raramente si accosta a una giovane donna, seppur le sue sembianze mostrino il contrario>> disse allora la Paramal muovendo di nuovo le dita e scoprendo la carta accanto a Reilhan. Un’altra donna fece la sua comparsa, completamente nuda e con una giara ricolma d’acqua tra le mani. Nel momento in cui la fanciulla apparve, piegò le braccia e con leggiadria iniziò a versare il liquido trasparente. Non appena l’acqua toccò il tavolo, divenne iridescente e delle piccole gocce cominciarono a fluttuare attorno a lei brillando come astri del firmamento. 

<<Le Stelle>> mormorò, << È una carta positiva che indica la benedizione del cielo. Non mi stupisce vederla associata a un curatore>> affermò con un certo sdegno nelle sue parole. Il bagliore della carta non accecò i tre ragazzi che al contrario ne furono del tutto rapiti. Infine fu la volta di Elesya e con i medesimi movimenti, la Paramal scoprì la terza carta. Un destriero costituito di sole ossa trasportava su di sé un uomo dalle medesime sembianze. Circondato da un drappo rosso che a malapena lo ricopriva, il non morto sollevò la mano al cielo e subito tra le sue dita comparve una falce lunga e oscura, simile per certi versi a quelle conficcate nell’artefatto. Elesya rabbrividì. <<La Morte>> sostenne Madame Taròt <<Non mi aspettavo una carta diversa per te, dopotutto sei l’unica erede di un potente Negromante>> aggiunse con fierezza. <<Molti danno per scontato che sia portatrice di sventure a causa del suo spaventoso aspetto, eppure a volte le apparenze ingannano>>. Elesya sospirò profondamente, come se le parole della donna le avessero sottratto un peso dalle spalle. 

Improvvisamente il destriero si voltò e puntando in direzione della maga, prese ad avanzare lento. Alla vista di quella scena, la ragazza s’irrigidì e man mano che questi si avvicinava, il suo cuore iniziò a battere più in fretta. A pochi passi da lei, lo scheletro sollevò la falce e inclinando il polso ossuto, sferzò l’aria. Elesya sentì la base del collo ardere e in preda al dolore, ricadde all’indietro con un grande tonfo. Subito sia Xera sia Reilhan si alzarono in piedi ma quando provarono a raggiungere la loro compagna, qualcosa li fermò. Le fauci del leone, infatti, avevano circondavano il polso di Xera, mentre le Stelle, disposte attorno al corpo del curatore, erano diventate una potente barriera. <<Che cosa significa tutto questo?>> urlò la guerriera al culmine della rabbia. <<Non dovete interferire con la mia magia, ora tornate a sedere o vi costringerò io a farlo>> rispose la donna ostentando freddezza e disappunto. Con riluttanza i due ragazzi tornarono ai loro posti e solo allora le carte li liberarono. Anche Elesya presto si risollevò ma il terrore era ancora incorniciato sul suo volto. Infine ripresa la sua posizione, notò che la carta era immobile al centro del tavolo. 
<<Avete forse omesso qualche particolare degno di nota?>> domandò la donna con sguardo truce. Così messi alle strette, i ragazzi decisero di rivelare alla Paramal tutto quello che era accaduto a Elesya da quando erano entrati in possesso del teschio. 

<<Mostrami la runa!>> esclamò la donna ed Elesya si voltò scansando la vaporosa chioma corvina. Madame Taròt strinse gli occhi e sottili solchi ai lati del viso divennero visibili, nonostante lo spesso strato di trucco che ricopriva il suo volto. La donna si alzò e subito fu a pochi centimetri dal collo della ragazza. Le sue dita, appesantite dai monili che le decoravano, iniziarono a massaggiare le linee scure al cui tocco divennero incandescenti. Prontamente la donna si voltò, osservando il teschio baluginare appena. <<Bambina, afferra l’artefatto e girarlo!>> ordinò ed Elesya eseguì senza discutere. Alla vista del secondo sigillo, la Paramal sbarrò gli occhi. <<Capisco>> disse tornando al suo posto. <<Le visioni, il marchio, tutto lascia intuire che tra la vostra amica e l’artefatto si sia creato una sorta di legame che a dire il vero, non credo di poter scindere>> spiegò con brutale sincerità. <<Che cosa dovremmo fare allora? E soprattutto, come potremo cancellarlo?>> domandò Reilhan mostrando la sua preoccupazione. La donna congiunse le mani e li fissò con intensità <<Non ne ho idea!>> asserì lasciando i ragazzi senza parole. <<C’è solo una persona in grado di rispondere alle vostre domande>>, <<Dicci chi è e avrai i tuoi frammenti!>> la incalzò il Novizio, <<Non è forse chiaro?>> insistette la donna <<Vi do un indizio, è proprio sotto il vostro naso>>. In perfetta sincronia i tre ragazzi chinarono il capo, ritrovandosi così a fissare il teschio ancora custodito tra le braccia della giovane maga.

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