martedì 16 settembre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 94)

Il cuore iniziò a batterle più forte e un insolito timore, le bloccò il corpo. I suoi occhi vorticarono per la stanza. Da un lato i due Hipis che brucavano l’erba ambrata sul letto, dall’altro qualcuno che bussava alla porta cui la loro presenza doveva essere subito celata. Xera non seppe cosa fare e quando il bussare divenne più insistente, afferrò il lenzuolo sgualcito dall’angolo del letto e lo usò per coprire i due animali. Lentamente si recò davanti all’uscio della stanza, poggiando un orecchio allo spesso legno. Chiuse gli occhi e ascoltò con attenzione, tentando di scorgere il più piccolo dettaglio che le permettesse di comprendere chi si celava dietro la porta. Dall’altro lato però non avvertì alcun rumore. I due Hipis iniziarono a diventare irrequieti, nascosti sotto il lenzuolo e l’unica cosa che la guerriera poté fare, fu di aumentare la dose d’erba a loro disposizione. Una nuova serie di colpi la fece sobbalzare e di riflesso si ritrovò a ingoiare solo dell’aria poiché avvertì il cuore balzarle in gola. Di nuovo tornò davanti alla porta cercando di non far rumore. 

<<Calmati Xera>> disse a se stessa respirando piano. Con la mente tentò di scoprire l’identità dell’insistente visitatore <<Se fosse Hillin?>> mormorò ma subito scosse il capo <<No, Hillin non busserebbe mai. Murdar forse …>> e la sola idea del saggio dietro la porta, la fece tremare. Reilhan le aveva avvisate: mai contraddire il vecchio, dopotutto sarebbe stato lui a giudicare l’intera competizione. Che cosa avrebbe fatto se avesse scoperto i due Hipis nella loro stanza? Murdar non era sciocco e non ci avrebbe impiegato molto a smascherare quel piano, ossia l’insana scelta di adempiere alle richiese della donna che tanto lo irritava. <<”Non avete idea di quante cose si possano fare con quei frammenti”>>. Ripensò alle parole del saggio e al risentimento che il suo volto aveva lasciato trapelare nei confronti di Madame Taròt. Xera decise allora di non muovere più un muscolo. Fingere che non ci fosse nessuno nella stanza, divenne per lei il solo piano logico da seguire e dentro di sé iniziò a pregare che i due amici non tornassero troppo presto. 

Con passo felpato raggiunse il letto scoprendo i due animali affinché potessero tranquillizzarsi con la sua presenza. Si accovacciò accanto a loro e li strinse delicatamente, sperando che il calore del suo corpo fosse d’aiuto. Dopo svariati tentativi, la persona nel corridoio si arrese, pur tuttavia restando nei paraggi poiché una nuova serie di colpi si avvertì dalla stanza accanto: la numero nove. Xera non si era mai chiesta chi fossero gli altri ospiti della magione e inconsciamente aveva dato per scontato che gli unici ad affollare quelle stanze erano loro. Fu subito smentita però dal vociferare che prestò animò il corridoio.
<<Mi dispiace disturbarla Signore, devo tuttavia chiederle di abbandonare la stanza, perché tra qualche ora la casa ospiterà un Summit al quale nessuna Leva potrà presenziare>>. La voce di una giovane donna riecheggiò nel lungo antro, facendo sussultare la guerriera. <<Oh no!>> pensò. <<Murdar si scusa e la prega di soggiornare presso la taverna di Aldaria per tutta la durata del Summit. Naturalmente a sue spese!>>. La donna si congedò e la porta della stanza si richiuse bruscamente. 

Xera sentì ripetere le stesse parole diverse volte, contando in silenzio il numero di ospiti presenti in quella casa. Solo quando i due amici fecero irruzione di soppiatto nella stanza, la guerriera tornò a respirare regolarmente. In fretta spiegò quanto era appena accaduto e presto anche loro iniziarono a mostrare agitazione e impazienza. <<Il Summit cambia tutto!>> esclamò il Novizio, <<Murdar non ci darà udienza né vorrà averci nelle più immediate vicinanze. Non so davvero cosa fare!>> affermò grattandosi ciò che restava della sua barbetta. <<Portiamo avanti il piano!>> asserì Xera all’improvviso. <<Abbiamo qualche ora prima del Summit e da quel che ho capito, Murdar non è ancora tornato. Vale la pena provarci!>> aggiunse stranamente rinvigorita dall’adrenalina che aveva cominciato a circolarle nel sangue. Elesya si massaggiò la base del collo e ancora preoccupata per la runa, acconsentì al piano della guerriera. << È rischioso, se Murdar dovesse rientrare o se i due Luàn dovessero essere immuni al loro potere>> disse indicando i due animali <<Per noi potrebbe essere la fine della competizione>> e di colpo le ginocchia si fecero troppo deboli per sostenere il peso di quell’orribile prospettiva. 

Aveva lavorato a lungo e la meta non era molto lontana, che cosa fare dunque? Poi però ripensò a tutti gli orribili effetti che i marchi potevano avere sulle persone se sopportati troppo a lungo e quanta sofferenza arrecavano se non cancellati per tempo. Così ancora una volta antepose se stesso e le sue idee a favore del nuovo piano, <<”in fin dei conti è questo che ci si aspetta da un curatore”>> farfugliò. Decisero allora di prendere tutte le loro cose, in modo tale da poter abbandonare al più presto la dimora del saggio se il piano fosse andato a buon fine. Lasciandosi il corridoio dietro le spalle, si recarono velocemente davanti all’imponente uscio di legno, sul quale vi erano scolpite le teste di Luàn. Xera depose i due Hipis proprio di fronte alla porta e di soppiatto si nascose insieme ai suoi compagni, dietro il muro che permetteva di accedere all’atrio successivo. Con alcuni residui di cera prelevati dalle candele fissate alle mura, si tapparono le orecchie così che il suono melodioso dei due animali non potesse scalfirli. Finita la scorta d’erba ambrata a loro disposizione, i due Hipis divennero più irrequieti fino a quando presi dal panico, trillarono come campanellini d’argento diffondendo un profondo senso di quiete per tutta la casa. 

Xera estrasse il pugnale dalla fondina sulla coscia e in fretta si avvicinò alle due teste inserendo la sottile lama nello spesso legno. Non fu semplice perché il materiale era molto resistente ma anche il pugnale non era da meno, nonostante le ridotte dimensioni. Il primo frammento volò sul pavimento ma Elesya lo recuperò velocemente nascondendolo nella bisaccia. Il secondo invece fu più difficile da afferrare, poiché le creature iniziarono a mitigare il loro canto a causa della guerriera. <<Non adesso!>> affermò minacciosa, cercando di intimorirli, ma fu tutto inutile. I due Hipis presero a girarle intorno ritemprati dalla sua presenza. Xera restò immobile con la punta del coltello ancora inserita nel legno. Se solo avesse sfiorato le teste, queste si sarebbero risvegliate attivando infine i sistemi difensivi della stanza. Erano pur sempre delle sentinelle. A questo inoltre si aggiunse un crescente vociferare, provenire dall’altro capo del corridoio e un numero esorbitante di passi scalpitare proprio in direzione delle stanze di Murdar. <<Il Summit sta per cominciare, sbrigati Xera, non ho alcuna intenzione di tornarmene a casa>> la esortò il Novizio osservando con insistenza lo scenario alle sue spalle. 

<<E come pensi debba fare? Questi due vogliono aiutarmi>> rispose stizzita. Elesya si fece avanti e con delicatezza depose le mani su quelle dell’amica <<Allontanati Xera, se non ti vedono, ricominceranno a cantare>> le disse prendendo il suo posto. Xera raggiunse in fretta il Novizio, approfittando di un momento di distrazione dei due Hipis che le permise di distanziarli. E proprio come aveva predetto Elesya, gli animali ripresero a cantare in assenza della guerriera. La giovane Maga strinse le piccole mani attorno all’elsa del pugnale. Era particolarmente caldo a causa del contatto prolungato con la pelle della sua amica e imprimendo tutta la forza che aveva, riuscì a staccare un altro frammento dal portone antico. Anche quest'ultimo fu nascosto con cura nella bisaccia. <<Dobbiamo andarcene!>> affermò riconsegnando l’arma alla guerriera. Xera recuperò inoltre i due Hipis che di nuovo smisero di cantare rassicurati dal suo tocco e senza guardare indietro, si diresse verso l’uscita.

<<Non così in fretta!>> intimò una voce alle loro spalle. I tre ragazzi sentirono il sangue raggelarsi nelle vene e alcune goccioline di sudore freddo, imperlarono le loro fronti. Il cuore batteva troppo velocemente e per un attimo Elesya ebbe la sensazione che di lì a poco le sarebbe esploso nel petto.  <<Non vi hanno forse detto di abbandonare la dimora?>> insistette. Reilhan si voltò sfoggiando un timido sorriso. Fu rincuorato nel constatare che si trattava soltanto di una delle cameriere. Era una signora eccessivamente minuta ma nonostante le discrete proporzioni, la sua autorità non era messa in discussione. Non riuscì a immaginare quanti anni potesse avere ma dalle rughe presenti sul suo volto, comprese che sarebbe stato saggio dimostrarle rispetto. <<Mi dispiace Signora, stavamo appunto andando via>> disse costernato e il volto della donna si rischiarò. <<Puoi chiamarmi Paoletthe>> asserì con un tono meno severo ma autoritario. <<Raggiungete l’uscita laterale che da direttamente ai giardini, in caso contrario vi trovereste di fronte l’intero Concilio al completo!>> suggerì loro congedandosi. 

Quando li superò senza voltarsi indietro, Elesya non poté fare a meno di notare i piccoli piedi pelosi della donna, più simili a quelli di una bestia che di un essere umano. Reilhan la ringraziò evitando di soffermarsi a lungo e afferrando per un braccio Xera (che sino a quel momento non si era ancora girata) si portò in direzione dell’uscita secondaria. Le voci della folla si fecero più insistenti e per pochi istanti furono costretti a ripararsi dietro un’imponente pianta per non essere scoperti. Un numero indefinito di uomini e donne sfilò accanto a loro discutendo animatamente sui più disparati argomenti. Tutti indossavano la stessa tunica celeste che sfoggiava lo stemma del Concilio Superiore dei maghi, ossia una stilizzazione della runa della conoscenza arcana: un occhio con un pentacolo al centro del bulbo. Nessuno sembrò far caso a loro, almeno fino a quando la pianta non tremò. Un Hipis aveva, infatti, addentato la foglia a lui più vicina, strappandola di netto dal resto del pregiato ornamento. Due o più teste si voltarono in direzione dei ragazzi che di nuovo restarono impietriti temendo il peggio. 

Xera subito allontanò i due animali dalla pianta, fulminata dallo sguardo minaccioso di Reilhan. Un membro del Concilio particolarmente alto, si mosse andando loro incontro mentre i ragazzi iniziarono a tremare. Reilhan cercò di pensare a cosa dire per giustificare la loro presenza ma l’agitazione e il timore gli remarono contro. Elesya allora strinse la sua mano attorno a quella del curatore e lui finalmente si calmò. <<Prego, venite avanti!>>. La voce calda e accogliente di Murdar si diffuse per tutto il corridoio e presto il membro del concilio tornò sui suoi passi. Nel momento in cui tutti si furono allontanati, gli amici poterono riprendere a camminare, lasciandosi infine alle spalle la dimora del saggio. Solo quando raggiunsero nel giardino, tornarono a respirare. <<Per un pelo!>> mormorò il Novizio ripiegato su se stesso. Il viso era pallido e contrastava vivamente con il rosso dei suoi capelli. <<Questa volta ho temuto il peggio>> aggiunse. Anche Xera si accasciò sulle ginocchia e per la prima volta avvertì l’impulso irrefrenabile di piangere anche solo per ricacciare la tensione vissuta fino a quel momento. <<Dobbiamo riportare i due Hipis a casa! Non perdiamo tempo, ci hanno già causato abbastanza problemi>> disse Reilhan torvo e senza esitare, si diresse verso il villaggio.

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