martedì 9 settembre 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 92)

Al centro del prato, incuranti della loro presenza, un gruppo di bizzarre creature scorrazzava pigramente nutrendosi degli steli ambrati di cui era costituita la pianura sotterranea. Producevano dei versi simili al suono di piccoli campanelli, che rispecchiava in pieno la dimensione dei loro corpi. I ragazzi si avvicinarono pian piano, tanto da poterli osservare senza essere visti, nascosti da alcune sculture di basalto disseminate per tutto il prato. La statua rappresentava un uomo con una lunga coda di crine, i cui piedi erano in realtà pesanti zoccoli. La parte superiore del corpo invece non era molto diversa da quella umana, se si escludevano i tre occhi presenti sul volto dell’uomo, e proprio quello centrale, a differenza degli altri due, si muoveva vorticosamente scrutando ogni centimetro della pianura. Le creature non sembravano intimorite dalla statua al punto da ignorarla. Xera si domandò chi avesse creato delle sculture tanto imponenti e se fossero pericolose. 

<<Sarà meglio restare lontani dal loro campo visivo>> bisbigliò ai suoi amici che non parvero obiettare. Man mano che le creature si avvicinarono, i ragazzi poterono studiarne anche i più piccoli dettagli. Erano delle bestiole minute, il cui corpo tondeggiante pareva un groviglio di lanugine dorata. Si spostavano molto in fretta, nonostante le quattro piccole zampe che a malapena si scorgevano a causa del folto manto. La testa era più chiara rispetto al vello e lunghe orecchie penzolanti la incorniciavano. Anche le creature avevano tre occhi neri e lucidi, identici alle statue disseminate nel giardino, e di tanto in tanto li agitavano velocemente alla ricerca di eventuali pericoli. Il loro verso era molto piacevole e subito i tre ragazzi ne rimasero incantanti. Elesya in particolare chiuse gli occhi per un istante per poi addormentarsi profondamente. Fu solo grazie all’intervento del curatore che la ragazza poté risvegliarsi. Gli bastò, infatti, sfiorare una tempia della maga, per interrompere l’incanto. <<State attente ragazze! Sono creature pericolose che si nascondono dietro un bel visino>> le ammonì Reilhan. 

Xera osservò il prato e non vide nessun’altra creatura oltre il folto gregge di Hipis. <<Dobbiamo catturare qualche esemplare e andarcene via al più presto>> affermò, proprio mentre un brivido improvviso le raggelava la schiena. <<Ci basterà attirarne qualcuno con dei ciuffi d’erba e poi Elesya si occuperà del resto>> aggiunse il Novizio ponendo una mano sulla spalla della maga per rassicurarla. <<Io?>> rispose incredula, <<Chi altri conosciamo in grado di evocare delle forti e resistenti funi dal nulla?>> spiegò il curatore ed Elesya sorrise. Xera raccolse un discreto quantitativo d’erba, di cui una parte la nascose nella bisaccia per nutrire le creature sulla via del ritorno; ciò che ne restò invece fu disposto al centro di un cappio ben nascosto dal prato. L’estremità della corda oscura era saldamente avvolta ai polsi della ragazza, anche se sia Xera sia Reilhan erano già pronti a intervenire. Dopo alcuni minuti un Hipis sembrò far caso all’esca e saltellando velocemente, si ritrovò al centro della trappola brucando come nulla fosse. Elesya inarcò il polso facendo scattare le corde e in fretta catturarono l’animaletto. 

Senza perdere tempo iniziò a tirare con tutta la forza che aveva fin quando la piccola creatura non fu a pochi passi da loro. Le corde a quel punto si aprirono a ventaglio intessendosi in una pratica rete in grado di trasportare l’Hipis senza fargli del male. Tuttavia nel momento in cui il primo esemplare fu catturato, il resto del gregge divenne più irrequieto, seppur l’animale in loro possesso continuasse a mangiare l’erba che gli porgeva la guerriera. I loro vispi occhietti rotearono più in fretta, avendo notato forse l’assenza di un compagno. Elesya dispose una nuova trappola, cercando di non farsi notare e Reilhan si preoccupò di racimolare ingenti porzioni di steli, poiché l’Hipis catturato ne trangugiava in gran quantità. Xera invece ebbe il compito di sorvegliare la situazione oltre che badare al piccolo essere. <<Incredibile!>> mormorò il Novizio <<queste bestioline sembrano apprezzare la tua compagnia>> ghignò in direzione della guerriera che parve non capire dove l’amico volesse andare a parare. <<Benché temo siano abituate ai mostri, considerando le statue che li sorvegliano>> aggiunse. 

Xera, risentita dalle parole del curatore, afferrò il primo oggetto a sua disposizione per poi colpirlo dalla lunga distanza. Il rumore tuttavia attirò l’attenzione del gregge, il cui tintinnare cessò di colpo. Reilhan rimproverò Xera con un lungo sguardo accigliato, come a volerle dire “Ben fatto testa calda” ma la ragazza non ci badò, troppo occupata a scrutare la situazione. In pochi istanti le statue di basalto incominciarono a vibrare e lentamente anche gli altri due occhi – prima sigillati – si aprirono ampliando il loro campo visivo. Xera portò una mano attorno all’elsa amaranto di Rhinvel mentre Elesya e Reilhan si limitarono a restare immobili perché i più esposti del gruppo. Quando la situazione tuttavia sembrò precipitare, il piccolo Hipis catturato belò placidamente, tintinnando come un campanellino d’argento. Quel suono si propagò a macchia d’olio per tutto il prato e come per magia, anche i suoi fratelli iniziarono a produrre una serie di versi simili che diedero vita a una melodia celestiale. Ancora una volta la resistenza della maga e dei suoi compagni fu messa a dura prova, poiché il loro corpo non chiedeva altro che di potersi abbandonare a quel piacevole canto. 

Più la melodia si protraeva e più le loro palpebre diventavano pesanti e quando infine il sonno sembrò avere la meglio, Xera estrasse il piccolo pugnare dalla fondina sulla coscia e si trafisse la gamba destra. Il dolore lancinante che ne derivò, la riportò alla realtà riuscendo infine a risvegliare per tempo il curatore. Reilhan, sebbene fosse ancora stordito, medicò la ferita di Xera e subito dopo risvegliò Elesya. <<Dobbiamo farlo mangiare in ogni momento o il suo richiamo attirerà nuovamente l’attenzione>> spiegò il ragazzo <<Salvo che Xera non preferisca deliziarci con la sua mira portentosa, piuttosto che badare al nostro simpatico ostaggio>> aggiunse contrariato, massaggiandosi la spalla ancora indolenzita dall'assalto a distanza della guerriera.
Dopo alcuni minuti la seconda trappola era pronta e di nuovo i due ragazzi si allontanarono raggiungendo Xera a ridosso della statua. Attesero a lungo e presto un nuovo esemplare fu attirato dall’esca al centro del cappio. 

Saltellando, l’Hipis raggiunse il cumulo d’erba dorata e con medesima maestria, Elesya fece scattare la trappola. Pian piano lo trascinò dietro la scultura, intessendo una rete nera come la pece attorno al corpo dell’animale. Anche quest’ultimo sembrò apprezzare le forti braccia della guerriera ma questa volta Reilhan preferì restare in silenzio. <<Possiamo ritenerci soddisfatti!>> annunciò invece e indugiando qualche minuto solo per raccogliere l’erba necessaria ai due Hipis, i tre ragazzi tornarono indietro. Il primo a varcare il ristretto uscio fu Reilhan, dovendo illuminare il passaggio, a seguire le due amiche. Elesya invece fu l'ultima con il compito di controllare lo stato delle sue funi. Non appena gli Hipis abbandonarono il campo dorato però, iniziarono a tremare come foglie. Il gruppo dovette tuttavia continuare ad avanzare, essendo lo spazio troppo angusto per loro. Il calore asfissiante inoltre rendeva il passaggio ancora più arduo da affrontare. Man mano che si fecero largo tra le strette pareti della galleria, i ragazzi si sentirono sempre più stanchi e la fatica accumulata, divenne un fardello troppo pesante da trasportare. Giunti infine la dove il passaggio sembrava ampliarsi, i ragazzi poterono finalmente tornare a respirare a pieni polmoni, avendo dovuto dosare l'aria fino a quel momento. 

Fu allora che la guerriera notò le piccole e tremanti creature, fissarla intimoriti. <<Che succede?>> disse preoccupata, <<Temo non siano mai uscite da quella pianura!>> rispose il Novizio grattandosi il mento. 
<<La temperatura delle caverne è inferiore rispetto al loro nido, forse hanno semplicemente freddo>> obiettò Elesya cercando di afferrarne uno. L’Hipis però indietreggiò alla vista della maga, rannicchiandosi su se stesso come una piccola palla di pelo. Xera liberò sia il primo sia il secondo e con delicatezza li avvolse tra le sue braccia. Solo in quel momento i due essersi si tranquillizzarono. <<Non avevo mai visto nulla del genere!>> fece notare Reilhan, meravigliato e divertito in egual misura. <<Tieni i tuoi commenti per te>> rispose la guerriera minacciandolo con lo sguardo e il Novizio non se lo fece ripetere due volte. Solo quando i due Hipis ripresero a mangiare l’erba raccolta in precedenza, il gruppo tornò a incamminarsi uscendo infine dalle anguste gallerie. Nel momento in cui giunsero alle pendici del vulcano, il primo sole era sulla via del tramonto e solo allora compresero quanto tempo era trascorso. <<Dobbiamo sbrigarci, non possiamo riposare>> disse perentorio Reilhan, indicando loro la direzione da seguire. 

Seppur riluttanti, le due amiche non protestarono e subito s'incamminarono sfruttando le poche energie rimaste. Era l’alba quando avvistarono i cancelli di Kodur dinanzi ai quali avanzarono più in fretta, volendo sfruttare le prime ore del giorno per passare inosservati: in fin dei conti gli Hipis non erano creature molto comuni. Giunsero infine sulla cima della scogliera e varcato l’uscio in apparenza fatiscente, si fiondarono nelle loro stanze che non avevano ancora abbandonato. Riuniti nella numero sei, poterono finalmente riposare, chi sul divano e chi sul letto, apprezzato anche dalle piccole creature sul quale si abbandonarono a un lungo sonno ristoratore tra le braccia della guerriera. Anche Xera cedette alla stanchezza e presto nell'affollata camera regnò il silenzio. 

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