martedì 10 giugno 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 70)

Dopo che anche Xera poté rivendicare le sue ore di riposo, il gruppo si preparò a ripartire. <<Ti sei deciso finalmente a dirci cosa ci aspetta, una volta giunti a destinazione?>> domandò Xera contrariata ma Reilhan era troppo assorto nei suoi pensieri per prestarle attenzione. Il suo unico cruccio, infatti, fu di controllare costantemente la mappa, sebbene col timore che i suoi dubbi divenissero, presto o tardi, una certezza. Solo quando la distesa erbosa sparì gradualmente per far posto a dei tetri boschi, il Novizio si decise a parlare. <<Adesso ne ho la conferma: la nostra destinazione è proprio la Foresta di Goreha!>>, <<E come intendi procedere a questo punto?>> asserì Elesya preoccupata. Reilhan si voltò verso Sud e incrociando le braccia, spiegò alle sue compagne che dinanzi a loro vi erano due strade. 

<<Se decidessimo di proseguire, sappiate che non avremo a che fare con semplici bestie o divinità magnanime; con Goreha non si scherza! Al contrario non vi biasimerò se invece sceglieste di rinunciare alla ricompensa: le nostre vite valgono ben più di cento monete d’oro>>. Xera ed Elesya si guardarono confuse non riuscendo a comprendere come mai il Novizio avesse cambiato idea così facilmente. <<Non dovevamo svolgere delle missioni più importanti per superare i nostri avversari?>> disse Xera ricordando le parole del curatore ma Reilhan scosse il capo e aggiunse <<Come credi di affrontare un avversario tanto forte senza nemmeno una spada?>>. La guerriera non ribatté, fu invece Elesya a prendere la parola <<Non possiamo sobbarcare Xera del peso di ogni singolo combattimento, ricordi cosa ci siamo detti durante la sua assenza? Prima di decidere inoltre vorrei avere più informazioni in merito, sento che i particolari più importanti non ci sono stati ancora detti>>.
Approfittando di una roccia, Reilhan si sedette e riposta la mappa, invitò le sue amiche a fare lo stesso. Infine scuro in volto, iniziò a narrare loro della fantomatica Goreha.


<<Erano passati circa due mesi dal nostro sbarco su Horsia, quando Hila convocò me e Mihrrina per illustrarci i dettagli della nostra prima missione di grado superiore. La nostra Novizia risiedeva sull’isola da sempre e nessuno più di lei conosceva i pericoli celati su questa terra. Non appena, infatti, capì che la destinazione del viaggio sarebbe stata una certa foresta, ci condusse al cospetto di due uomini molto anziani, famosi per essere stati gli unici superstiti di un intero esercito>>. Xera allora domandò <<Che cosa centra tutto questo con noi?>> ma Reilhan finse di ignorarla e continuò invece il suo racconto. << Come stavo appunto dicendo, prima di essere interrotto ...>> ribadì, lanciando un’occhiataccia all’amica <<Questi due uomini erano stati in passato dei soldati, al cui esercito fu dato l’ordine di arrestare la pericolosa Goreha; ma procediamo per gradi.  

Goreha era una nobil donna che risiedeva in un palazzo al centro di una foresta lussureggiante, luogo noto per la presenza delle rose miracolose. I petali di questi fiori, infatti, si diceva disponessero di notevoli proprietà curative, capaci addirittura di donare la vita eterna. Con questa prospettiva quindi, numerosi regni inviarono i propri emissari per acquistare presso la dama, le famose piante ma Goreha (la signora della foresta) rifiutò ogni tipo d’offerta. Diceva a tutti che “le rose erano le sue figlie e come tali non avrebbe mai potuto venderle”>>. Elesya sobbalzò, <<So a cosa stai pensando, poiché il tuo giudizio fu il medesimo dei nobili rifiutati. “Quella donna è pazza!”, “Le rose sono un bene di tutti, non le appartengono!”, “Merita la prigione!”. Questo si disse all’epoca e con il malcontento che cresceva dopo ogni rifiuto, ben presto alcuni regni decisero di inviare i loro uomini più valorosi per catturare la dama>>. 

Xera sbuffo <<I nobili non sanno mai accettare un “no”; se non rispetti il loro volere, la prigione diventa la tua casa>>. <<Hai ragione, difatti alcuni ritennero che attaccare una donna sola, di cui nessuno si era mai lamentato, fosse solo un gesto egoistico ma quando si parla di vita eterna, anche il più virtuoso può divenire un vile assassino>> affermò Reilhan. <<Quello che ignoravano però, è che Goreha non era una semplice dama, bensì una studiosa, il cui unico scopo nella vita fu la creazione del seme perfetto. Dopo lunghi anni di ricerche, infatti, fu in grado di infondere i suoi poteri curativi nei bulbi di alcune rose selvatiche presenti nella foresta circostante, creando infine il fiore miracoloso. Si dice tuttavia che una volta generata la nuova varietà di rose, la donna non uscì più dal suo castello temendo, che in sua assenza, qualcuno avesse potuto rubarle. 
Avvenne quindi che giunti dinanzi alla foresta di Goreha, gli emissari dei nobili si fecero largo tra la fitta vegetazione con asce e falci, distruggendo così inconsapevolmente, l’unico ambiente favorevole alla coltivazione dei tanto agognati fiori. Immaginate quale duro colpo fu per la dama, vedere distrutto il suo giardino prediletto. Fu proprio allora che i petali dei suoi fiori si tinsero di un nero assoluto>>

Le due ragazze restarono senza parole. <<Non cambiò tuttavia solo l’aspetto dei fiori: la dama, infatti, in preda all’odio, gettò una terribile maledizione sulla foresta, decretando che “La rosa che prima donava la vita, da quel giorno l’avrebbe reclamata”. La foresta fu presto infestata da rovi tortuosi e spessi, gremiti di spine aguzze ma soprattutto velenose. Chiunque ne fosse stato anche solo sfiorato, sarebbe morto. La lussureggiante vegetazione pian piano appassì e dei maestosi alberi ne restarono soltanto gli scheletri a testimonianza della vita che si era spenta. Come sapete però la magia ha il suo prezzo e persino Goreha dovette pagarne lo scotto. Il suo corpo, infatti, abbandonò per sempre le sembianze umane per divenire infine lei stessa, la più letale delle sue rose>>. <<È terribile!>> esclamò Elesya sconvolta. <<Se il fiore benefico non esisteva più, perché allora continuare a bersagliare quel mostro?>> domandò invece Xera. 

<<E qui ti sbagli. Sembra assurdo a dirsi ma alcuni esemplari riuscirono a sopravvivere ed essendo divenuti assai rari, la signora delle rose pensò bene di custodirli gelosamente tra le mura del suo castello nero. Numerosi eserciti ottennero così il permesso di sbarcare sull’isola con l’unico scopo di annientare la mostruosa creatura per poi impossessarsi dei fiori magici. Nessuno però fece più ritorno ad accezione di quei due uomini. Questi tuttavia invocarono la clemenza di Murdar, chiedendo inoltre di poter trascorrere il resto delle loro vite a Kodur>>. <<Tutto ciò non ha alcun senso!>> lamentò Xera, <<Sarebbe stato più logico per loro, fuggire lontano da quest’isola, perché dunque supplicare il saggio di restare. Oltretutto com’è possibile che Murdar abbia permesso ai nobili di agire in maniera tanto insensata, non è forse il protettore di Horsia e quindi dei suoi abitanti?>>. 

<<I soldati sapevano che una volta tornati a casa, sarebbero stati interrogati e infine imprigionati, ecco perché preferirono piuttosto restare al servizio del saggio. All’epoca inoltre, Horsia non godeva ancora dei suoi permessi speciali poiché sede della competizione. Era una semplice isola soggetta alle leggi dei tre regni. Persino Murdar doveva sottostare a quelle norme, di cui (com’è solito ricordare) lui stesso ne aveva redatte alcune. Fu per cui sua premura comunicare al continente, che nessun superstite aveva fatto ritorno dalla spedizione>>. Elesya prese quindi la parola <<Che cosa vi hanno raccontato, quei soldati, in merito?>>. Reilhan in un primo momento restò in silenzio, poi però si fece coraggio e disse <<Non molto in verità, se non le classiche raccomandazioni sul fare attenzione alle spine e di non avvicinarci al castello: in caso contrario avremmo avuto a che fare con “la morte incarnata”>>. 

Xera si alzò improvvisamente, <<E quel vecchiaccio vuol darci solo cento monete d’oro? Lo sapevo che ci stava ingannando! Quando gli consegneremo i petali, ne esigerò il doppio!>>. Elesya fu stranamente d’accordo con la sua amica e questo stupì il Novizio che dopo quanto narrato, si aspettava maggior lungimiranza almeno dalla maga. <<Il nostro compito è prelevare alcuni petali dalle rose che crescono spontanee sui confini della foresta nera; non si fa alcun riferimento ai fiori miracolosi, se procediamo quindi con cautela, dovremmo far presto ritorno a Kodur sani e salvi>> spiegò infine il curatore. Le sue compagne annuirono determinate e strappata loro la promessa di non agire impulsivamente, si misero nuovamente in viaggio.

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