venerdì 9 maggio 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 61)

I giorni passarono in fretta ma nonostante l’allenamento, Elesya non era ancora riuscita a sbloccare la sua pergamena. Vane furono, infatti, le visite al vecchio Murdar, poiché proprio in quei giorni (secondo quanto aveva riportato loro, Hillin) il saggio era troppo occupato per dar retta a dei piccoli mocciosi; ovviamente sia Reilhan, sia Elesya sapevano che l’uomo non avrebbe mai detto una cosa del genere, al contrario invece della burocrate. In seguito al primo rifiuto però, non si arresero e ritornarono dal saggio per altri tre giorni, anche se il risultato fu sempre lo stesso. 

Seduti sulle scale della piazza centrale, i due ragazzi attesero l’apertura dei negozi e delle botteghe per rimettersi a caccia di missioni secondarie. Dopo la prima, infatti, avevano raccolto erbe, consegnato merce e persino ritrovato alcuni animali domestici perduti. Come promesso inoltre, Reilhan aveva iniziato ad addestrare la sua amica con non poche difficoltà però, essendo la ragazza troppo emotiva. <<Murdar non si è mai negato in questo modo>> disse il Novizio perplesso, Elesya invece preferì restare in silenzio, era molto stanca a causa dell’ultimo allenamento, ma non osava lamentarsene. Quando la maggior parte dei mercanti aprì i battenti, i due ragazzi iniziarono a cercare. Ben presto anche altre leve si unirono a loro e la tensione per alcuni, salì alle stelle. Non era insolito, infatti, che nascessero delle zuffe per accaparrarsi la richiesta migliore, ma il duo tuttavia non se ne preoccupava, poiché erano interessati solo alle missioni da tutti rifiutate. 

Senza perdere tempo, il Novizio si diresse nei soliti vicoli nascosti ma quel giorno non trovarono nessuno che avesse bisogno d’aiuto. <<Sono spiacente ragazzo, ho esaurito le mie richieste per oggi>> disse loro l’ennesimo venditore. Reilhan però non era uno sciocco e dopo il quarto rifiuto, iniziò a sospettare che qualcuno stesse applicando la loro stessa strategia. <<Che cosa facciamo Rei? Nessuno ha bisogno di noi oggi>>, asserì Elesya rabbuiandosi. Il Novizio allora quasi correndo, perlustrò tutti i vicoli del villaggio ma senza alcun risultato e quando furono sul punto di arrendersi, qualcuno li avvicinò. <<Ragazzi, si dico a voi, venite qui>> disse una donna con un filo di voce. Elesya e Reilhan entrarono così in un vecchio edificio che esternamente sembrava abbandonato, all’interno invece … lo era del tutto. Ragnatele e muffa erano i sovrani incontrastati di quell’abitazione e la polvere, la loro umile serva. 

La donna li fece accomodare a un tavolino mal messo e per un attimo, Elesya temette persino di cadere a causa del legno marcio. Poiché le finestre erano serrate e le luci rotte, la signora accese una candela per illuminare la stanza. <<Io sono Madame Taròt e questa è la mia umile dimora>>. Elesya e Reilhan restarono in silenzio, il concetto di umile, infatti, fu rivalutato alla vista di quella casa. Madame Taròt era una donna dalla pelle abbronzata, paffuta e in là con gli anni, proprio come dimostravano i suoi voluminosi ricci bianchi, pur essendoci ancora qualche ciocca che manteneva il suo colore originale. Nonostante l’unica luce provenisse da una fioca candela, si distingueva bene il castano di quei boccoli. Sul suo viso c’erano tante piccole rughe, alcune d’espressione altre invece sembravano quasi delle cicatrici, forse frutto di una lunga battaglia contro il tempo. Era bizzarro però che tutto il trucco che la donna aveva utilizzato per apparire al meglio, non era stato in grado di camuffarle. 

Indossava un vestito particolare, forse esotico, ricco di perline e conchiglie che al minimo movimento, producevano una sequenza di suoni simili ad alcuni sonagli che era consuetudine regalare ai bambini. Oltre al suo strano aspetto fisico, la signora emanava un intenso profumo di fiori, ma tutt'altro che gradevole anzi, asfissiante e alla lunga nauseabondo. <<Non sono solita invitare dei piccoli guerrieri nella mia casa>> si giustificò la donna, <<Tuttavia, quando vi ho visti così sperduti, non ho potuto fare a meno di chiamarvi>> disse. Reilhan che fino a quel momento aveva cercato di non respirare a lungo quel profumo sgradevole, al pensiero di dover addirittura aprire bocca per parlare, si sentì male; fu quindi premura di Elesya rispondere alla donna. <<Vi siamo grati Madame, ha forse una richiesta per noi?>> domandò speranzosa. La donna allora si alzò e aprendo una dispensa che aveva visto giorni migliori, tirò fuori un piatto di biscotti duri come la roccia. 

<<Mangiate bambini, sembrate così deperiti>> affermò porgendo loro il piatto. Il curatore cambiò subito espressione e inorridito, afferrò un biscotto fingendo di mangiarlo. <<Sono spiacente ma non ho missioni da assegnarvi, tuttav…>>, <<Bene, allora non vogliamo farle perdere altro tempo>> disse Reilhan interrompendo la donna e alzandosi di scatto. <<Quanta fretta ragazzo mio>> asserì la signora <<E comunque è maleducazione interrompere una donna>> lo ammonì. <<Mi dispiace, ma abbiamo molta fretta Madame e le richieste scarseggiano>> cercò di giustificarsi il Novizio. Madame Taròt allora incrociò le mani e quasi scrutandolo gli disse <<Se è questo che ti angoscia mio caro Reilhan, puoi metterti l’anima in pace; per oggi tutte le missioni sono state assegnate>>. Il ragazzo sgranò gli occhi sorpreso <<Come fate a conoscere il mio nome>> affermò.  

<<Ora che ho la vostra attenzione, puoi gentilmente tornare a sedere?>> disse la donna congiungendo le mani, poi come da rituale, soffiò su di esse e riaprendole, materializzò delle grandi carte che fece cadere sul vecchio tavolino. Quando furono tutte sul piano, si disposero magicamente fino a formare un cerchio che ricalcava per intero il perimetro del tavolo. <<Voi siete una Paramal e quindi una veggente!>> mormorò il Novizio. <<Non credevo che su Horsia ci fossero ancora delle Paramal, si dice che Murdar vi abbia allontanato poiché i vostri poteri interferivano con la competizione>>, <<Bla, Bla, Bla, quel vecchiaccio non aveva il diritto di cacciarci dalle nostre case. La mia gente ha vissuto su quest’isola per generazioni, poi un bel giorno arriva lui, il grande Murdar! E cosa ha fatto? Ha tramutato la nostra terra in un centro d’addestramento. Ragazzo quindi, fammi il favore di non pronunciare quel nome dinanzi a me, se non vuoi che mi arrabbi, d’accordo?>>. Reilhan tornò a sedere in silenzio, inimicarsi una veggente avrebbe solo portato guai. 

Elesya invece si fece coraggio e domandò <<Perché ci avete invitato Madame? Esporvi a tal punto!>>. La donna allora concentrò la sua attenzione sulla minuta fanciulla che le sedeva accanto. <<Mia cara, sei stata tu a chiamarmi, io ho solo risposto>> affermò; Elesya era confusa, certa che fosse la prima volta che incontrava quella misteriosa signora, non riuscì a comprenderne le parole. <<Io … io non vi conoscevo, come avrei potuto allora …>>, <<Tranquillizzati mia cara, in verità è stata la tua magia o meglio, un oggetto in tuo possesso>>  e agitando la mano sinistra, spostò una carta al centro del cerchio. Subito questa s’illuminò e una volta scoperta svanì, sostituita dalla pergamena di Elesya che fino a poco prima, era gelosamente custodita nella sua bisaccia. I due ragazzi restarono senza parole. <<Com’è possibile?>> affermò la giovane maga. 

<<Posso sacrificare le mie carte e tramutarle in qualsiasi oggetto, purché sia nelle immediate vicinanze. Le carte sono la personificazione dei miei poteri e come in ogni magia che si rispetti, ci deve essere un pegno da pagare per ottenere ciò che più si desidera>> spiegò. La donna allora schioccò le dita due volte e con entrambe le mani. Quattro carte quindi, circondarono la pergamena, ma voltate anch'esse, non svanirono. Rivelarono invece lo stesso disegno: quattro scheletri con delle catene al collo e con una falce in mano. Elesya intimorita, iniziò a tremare ma non distolse mai lo sguardo dal tavolo. Improvvisamente gli scheletri si animarono e uscendo dalle carte, circondarono l’oggetto magico avvolgendolo con le loro stesse catene, <<Interessante!>> affermò Madame Taròt sfregandosi i palmi. <<Che cosa vorrebbe dire tutto questo?>> domandò Reilhan irritato, <<Semplice figliolo, questa pergamena è sigillata>>

Ci furono attimi di silenzio, presto interrotti però dallo stesso Novizio <<Ma davvero? Strano, non lo avrei mai detto>> ironizzò. La donna tuttavia preferì ignorarlo, continuando a esercitare i suoi poteri. Più gli scheletri tiravano le catene, più la donna sudava, quasi fosse lei stessa l’unica a imbracciare gli anelli di metallo. Dopo un paio di minuti Madame Taròt cambiò strategia (per somma gioia dei ragazzi, i quali nauseati dal tanfo del profumo, misto al sudore della donna, iniziarono a sentirsi male). Gli scheletri allora tornarono nelle carte che di nuovo si disposero in cerchio. Fu la volta quindi di altre quattro carte. Per prima fu scoperta quella accanto a Reilhan, rivelando l’immagine di un uomo comune che, proprio come gli scheletri, abbandonò la carta e raggiunse la pergamena <<Oh bene! Il Padre dunque; questa carta rappresenta un mentore, una figura di riferimento alla quale aspiriamo. Posso dedurre allora che questo oggetto ti è stato tramandato da una persona a te cara: tuo nonno forse?>> disse la donna. Elesya annuì stupita, <<Ma come avet …>>, ma fu presto interrotta dalla veggente e invitata a restare in silenzio. 

La seconda carta a mostrarsi fu quella di un anziano con indosso delle vesti molto logore e con un lungo bastone rovesciato a sostegno. Ricopriva la posizione opposta a quella di Elesya e ancora una volta prese vita. <<Sempre più chiaro. L’eremita quindi>> Madame Taròt spiegò ai ragazzi che quella figura incarnava il loro desiderio di scoprire la verità e poiché il suo bastone era al contrario, indicava la loro incapacità di comprendere come in realtà stavano le cose. Reilhan sarebbe voluto intervenire ancora una volta, ma anche lui fu invitato a mantenere il silenzio. Un’altra carta si rivelò, precisamente quella posta di fronte alla donna, mostrano un uomo dalla lunga barba, dinanzi a un tavolo colmo di pozioni e tomi e proprio imbracciando uno di questi, raggiunse il resto dei compagni. <<Il Mago, la mia carta preferita>> disse la donna ridendo compiaciuta, << È una figura molto importante e con molteplici significati, in questo caso però, ci suggerisce che è possibile raggiungere l’obiettivo desiderato solo grazie ai propri meriti personali, quindi nessun’altro potrà aiutarti a sbloccare la pergamena: questo compito spetta solo a te, mia cara!>>

La donna infine girò la quarta e ultima carta, ossia quella situata dinanzi a Elesya. Era chiaramente l’immagine di un ragazzo ma legato per una gamba a un traliccio di legno che una volta animato, impedì al giovane di camminare, procurandogli dolore e tristezza. Le urla della carta impietrirono la giovane maga che istintivamente tentò di afferrarla per soccorrere il malcapitato. Quando però la toccò, la sua mano fu investita da una forte scarica elettrica che le attraversò il corpo in pochi secondi. Elesya cadde in ginocchio tossendo e subito Reilhan le fu accanto, cercando con i suoi poteri, di alleviarne le sofferenze. <<Cosa ti salta in mente bambina!>> protestò la donna furente <<Vuoi forse morire? Sei una maga, dovresti sapere che entrare in contatto con una magia tanto forte, a mani nude per giunta, è come pugnalarsi da soli>>. 

Elesya si riprese velocemente grazie alle cure di Reilhan ed entrambi tornarono a sedersi senza dire una parola. <<L’appeso … temevo che presto o tardi sarebbe apparsa>> disse rabbuiandosi, <<E prima che tu possa chiedermi che cosa rappresenta, ti anticipo dicendo che non sarà una cosa piacevole per te!>>. Le carte presto svanirono e la donna, visibilmente provata, si alzò e raggiunse ancora una volta la vecchia dispensa. In uno dei cassetti inferiori, la veggente custodiva delle foglie secche che sbriciolate e bruciate in una lunga e sinuosa pipa, alleviarono i suoi affanni. Il loro olezzo però era peggiore del suo profumo e nuovamente la resistenza dei ragazzi fu messa alla prova. Madame Taròt raggiunse nuovamente le due leve e inebriandole col fumo, spiegò loro il significato della quarta carta.

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