giovedì 7 novembre 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.25)

Elesya, come ogni mattina da circa un mese, iniziò a preparare il nuovo bendaggio per la sua amica: inizialmente lo intingeva in un balsamo speciale donatole da Chundra, poi una volta impregnato del tutto, lo avvolgeva attorno alla spalla di Xera, affinché gli effetti benefici di quella medicina, facessero subito effetto. Quando finalmente la medicazione era terminata, rimaneva accanto a lei sperando, un minuto dopo l'altro, in un suo risveglio. Non avrebbe mai dimenticato quella spaventosa mattina in cui, inerme, aveva assistito alla morte e alla rinascita della sua migliore amica: ogni qualvolta chiudeva gli occhi, quella scena si ripeteva come fosse un film e la terrorizzava a tal punto, da farla tremare. 

Era ancora assorta nei suoi pensieri, quando Reilhan entrò nella caverna per darle il cambio <<Dovresti riposarti Ely, non appena si sveglierà ti verrò subito a chiamare, promesso>>, Elesya tuttavia, non sembrò quasi ascoltare le parole del suo Novizio. 

<< Fin da quando ero una bambina, il mio sogno più grande è stato quello di avere degli amici. Sono sempre stata accudita da adulti, perlopiù dipendenti dei miei genitori, che si curavano di me: l’istitutrice per la mia istruzione, il cuoco per la mia alimentazione, la tata per tenermi compagnia nei miei giorni liberi e nonostante fossi sempre circondata di persone, nel mio cuore mi sentivo veramente sola. Decisi di diventare una Negromante, non perché mi era stato imposto, ma per un’altra ragione: venni a conoscenza, infatti, dell’immenso potere che hanno queste maghe, così mi misi in testa che la mia prima evocazione, sarebbe stata mia amica e non un mio asservito, ma era un pensiero patetico e ora me ne rendo conto. La prima persona che ho chiamato amica è la ragazza che giace qui dinnanzi a me, apparentemente priva di vita. Ci conosciamo da così poco eppure le voglio molto bene; pensi davvero che riuscirei a dormire? Dopo averla vista perire, una parte di me è morta con lei e anche se quella morte è stata solo apparente, il timore di perderla ancora, mi stringe il cuore a tal punto da togliermi il respiro>>

Reilhan guardò Xera con tristezza, anche lui ripensava spesso a quella mattina, << Devi superarlo, Chundra ci ha rassicurati dicendo che sta bene …>> ma Elesya lo interruppe << Ci ha anche detto che potrebbe non risvegliarsi più, bella rassicurazione … >>  disse in preda alla rabbia, << Forza tira fuori quello che hai dentro Elesya, dimmi cosa pensi sul serio e non tenerti più niente nel cuore! >> replicò il ragazzo, <<È tutta colpa sua se la mia amica è in queste condizioni!>> disse urlando, << se non ci avesse attaccati e si fosse limitato ad ascoltarci, quando giungemmo con gli altri, lei ora sarebbe a ridere e scherzare, qui con noi … in salute e senza quel marchio sulla spalla!>>. 

Fece un profondo respiro e piangendo continuò << Se non fossi stata così avventata … se avessi pensato, prima di bere l’acqua del lago, non si sarebbe mai infuriato con noi e lei ora starebbe bene>>, <<Oppure ci avrebbe attaccati comunque, è inutile vivere di se e ma … non è colpa di nessuno, forse era scritto nel suo destino>> e così dicendo, abbracciò la sua amica che continuò a piangere sino ad addormentarsi esausta. << Per quanto ancora hai intenzione di dormire? Non ti sembra il momento di riprendere il nostro viaggio? … Senza la nostra stratega, mi dici come faremo a cacciarci nei guai? Svegliati Xera, ti stiamo aspettando!>>, Reilhan le rimboccò le coperte e poi ne prese un’altra per Elesya. 

Dopo essersi accertato che entrambe fossero al caldo, uscì dalla caverna per prendere un po’ d’aria: era passata circa una settimana da quando Norwen, Keldas e Shùly erano ripartiti su ordine dell’Hulfùr, avendo ricordato loro che la sua casa non era una locanda e soprattutto che erano nel pieno di una competizione. Contro voglia, erano stati costretti a riprendere il cammino, nonostante Shùly avesse tentato di convincerlo in tutti i modi, sentendosi in debito con le due amiche, ma Chundra non volle sentire ragioni e li cacciò dalla sua caverna, minacciandoli; dinanzi a tanta ostilità, i tre amici furono costretti a obbedire a malincuore. 

Il Novizio guardò il cielo stellato, era una serata frizzantina, ormai l’estate era quasi giunta al termine, nonostante il caldo mattutino non desse ancora tregua. Un pallino spicchio di luna si accingeva a sorgere: gli era sempre piaciuta in quella fase, perché sin da piccolo pensava a lei come al sorriso del cielo e ricordando quelle convinzioni infantili, sorrise a sua volta dopo un mese di profonda tristezza. Chundra gli aveva insegnato una preghiera molto antica e quando rimaneva solo, il Novizio non perdeva occasione per esercitarsi, con l’obiettivo di conoscerla a memoria per poi utilizzarla quando la sua amica ne avesse avuto bisogno: si era ripromesso che non avrebbe mai più concesso a se stesso, di rinunciare al suo sogno e per questo ogni momento diventava motivo di studio e allenamento.

<<Dovreste riprendere il vostro cammino! >> disse Chundra, dopo averlo raggiunto, << è inutile che voi perdiate altro tempo qui, quando e se la vostra amica si sveglierà, vi verrà a cerc … >>, <<Puoi anche risparmiare il fiato, noi non abbandoneremo nessuno>> disse Reilhan interrompendolo bruscamente, << O vuoi minacciarci come hai fatto con i nostri amici?>>. L’Hulfùr lo guardò negli occhi << Era mio dovere riportarvi alla realtà: siete su Horsia, non in vacanza, su quest’isola ci sono esseri meno comprensivi di me e tu dovresti saperlo!>>, Reilhan era consapevole che le parole di Chundra corrispondevano alla realtà, ma non avrebbe mai lasciato nessuno indietro e non solo perché era una sua responsabilità in quanto Novizio, ma soprattutto perché considerava Xera, una sua amica. << So solo che se ci fossi stato io al suo posto, ora questa conversazione non avrebbe avuto luogo, poiché quella testa calda non ti avrebbe nemmeno dato modo di parlare>> e sorridendo rientrò nella caverna per vegliare la giovane guerriera. 

<<“Gli umani sanno sempre stupirmi, così fragili eppure, allo stesso tempo, così forti nelle loro convinzioni; i sentimenti che provano, li rendono invincibili”>> la voce di donna sorrise dolcemente, <<”Chi avrebbe mai detto che la temuta divinità della luna, il grande Chundra, vegliasse su tre giovani umani e permettesse loro di parlargli in questo modo, come fossi un compagno e non un essere antico e ultraterreno”>>. Chundra si accucciò e osservando attentamente la sua caverna, rispose <<Mi sento responsabile, non solo per quella ragazza ma anche per gli innocenti che avrebbe potuto uccidere, se avesse mutato>>, <<”Non c’è niente di male nell'ammettere di esserti affezionato, anche noi possiamo provare dei sentimenti … Mio amato!”>>, l’Hulfùr allora guardò alla sua sinistra e seduta al suo fianco c’era, in forma spirituale, la donna più bella che avesse mai visto, l’unica che aveva amato e che ancora amava <<è per questo che le hai imposto anche il tuo di sigillo, Suhanna?>>, la donna lo guardò e accarezzandolo dolcemente, posò il capo sulla schiena della bestia <<“Non avrei mai abbandonato l’unica umana che è riuscita a ferirti …>> l’Hulfùr ringhiò stizzito e la donna ridendo continuò << “per un caso fortuito”>>, fece una breve pausa poi fissando il suo amato gli disse <<”Sono convinta che quella ragazza farà grandi cose, è nel suo destino!”>> poi dopo avergli dato un tenero bacio sulla fronte, sparì. 

<< Come al solito ti piace fare la misteriosa! Ma alla fine è anche per questo che mi sono innamorato di te>>; Chundra chiuse gli occhi e ripensando alle parole di Suhanna, si addormentò.

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